A più di cinque anni e mezzo dai fatti, la giustizia italiana cercherà di accertare le responsabilità delle autorità egiziane, che si sono rifiutate di collaborare con l’Italia nel processo e che secondo la procura di Roma sono state responsabili di una lunga sequenza di tentativi di depistaggio
Si svolgerà oggi, a Roma, la prima udienza in Corte di Assise sul sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Un'udienza che sarà tecnica, totalmente assorbita da questioni procedurali. Il processo è a carico dei quattro imputati egiziani accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore italiano dell’università di Cambridge scomparso il 25 gennaio del 2016 al Cairo, in Egitto, e trovato morto pochi giorni dopo.
Il messaggio di Roberto Fico
A più di cinque anni e mezzo dalla morte del ricercatore friulano, la giustizia italiana cercherà di accertare le responsabilità delle autorità egiziane che, secondo la procura di Roma, sono state responsabili di una lunga sequenza di tentativi di depistaggio. La presidenza del Consiglio dei ministri ha deciso di costituirsi parte civile nel processo. “Se ci voltiamo indietro negli anni, e pensiamo alla fatica enorme che ci è voluta per arrivare fin qui, per ricostruire una trama nonostante depistaggi e resistenze di ogni tipo da parte dell’Egitto, comprendiamo quanto importante e carica di significato sia la giornata di domani” ha scritto ieri su Facebook il presidente della Camera Roberto Fico. E ancora: “Voglio inviare un abbraccio a Paola Deffendi e Claudio Regeni, per la loro tenacia e la loro umanità. Restiamo tutti uniti, istituzioni e comunità, per la ricerca di questa verità".
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Il processo
I quattro imputati (il generale Tareq, i colonnelli Helmy e Kamal e il maggiore Magdi Sharif) non saranno presenti in aula. Le autorità egiziane non hanno comunicato i loro indirizzi per la notifica degli atti, necessaria al proseguimento del processo. E proprio il nodo di questa assenza in aula sarà al centro della prima udienza. Secondo l’ordinamento italiano, infatti, non è possibile giudicare un imputato che non sia a conoscenza delle sue accuse. Un ostacolo superato dal gup secondo cui “la copertura mediatica capillare e straordinaria fa assurgere la notizia della pendenza del processo a fatto notorio”. Saranno invece presenti nel corso delle varie fasi del procedimento i presidenti del Consiglio italiani che sono stati a capo del governo in questi anni (Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Mario Draghi) assieme a tutti i ministri degli Esteri, i sottosegretari con delega ai Servizi segreti e i più alti funzionari di intelligence, che sono stati chiamati come testimoni da Alessandra Ballerini, l’avvocata della famiglia Regeni.