A Bergamo 29 assoluzioni e una condanna per le presunte irregolarità nella gestione di Ubi, poi incorporata in banca Intesa San Paolo. Tra gli assolti il banchiere 81enne e l’ex consigliere delegato di Ubi. Dopo una camera di consiglio durata dieci ore, condannato Franco Polotti, all'epoca presidente del consiglio di gestione di Ubi. Bazoli: "Inaccettabile che la vita di incensurati sia stata sconvolta per sette anni da una vicenda giudiziaria basata su un'accusa totalmente infondata"
Ventinove assoluzioni e una condanna. Si è chiuso così, dopo tre anni di udienze, il processo a Bergamo per le presunte irregolarità nella gestione di Banca Ubi, poi incorporata in banca Intesa San Paolo. Tra le assoluzioni, spiccano quelle del banchiere Giovanni Bazoli e dell'ex consigliere delegato di Ubi Victor Massiah. Le accuse nei loro confronti erano di ostacolo all'esercizio degli organi di vigilanza e illecita influenza sull'assemblea del 2103 che vide la vittoria della cosiddetta Lista Moltrasio rispetto ad altre due: per Massiah, rispetto a quest’ultima accusa, è stato deciso il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione mentre Bazoli è stato assolto nel merito. Assolta anche la banca Intesa San Paolo dall'accusa di avere violato la legge 231 del 2001. Una sola condanna a un anno e sei mesi (pena sospesa), dopo una camera di consiglio durata dieci ore, a Franco Polotti, all'epoca presidente del consiglio di gestione di Ubi.
Le assoluzioni di Bazoli e Massiah
Giovanni Bazoli, 81 anni, è uno dei banchieri più influenti della recente storia italiana. L'assoluzione per Bazoli è quindi nel merito, anche se uno dei due reati di cui era accusato, il traffico di influenze illecite, era prescritto da giugno, come rilevato anche dalla Procura. Le argomentazioni della sua difesa, però, hanno convinto i giudici a un'assoluzione piena. Dopo la sentenza, Bazoli ha commentato: "Apprezzo grandemente la professionalità e l'indipendenza dimostrata dal Tribunale di Bergamo. Resta però inaccettabile che la vita di incensurati cittadini e stimati professionisti e imprenditori sia stata sconvolta per sette anni da una vicenda giudiziaria basata su un'accusa totalmente infondata". Victor Massiah è stato invece assolto perché il fatto non sussiste per tre capi d'imputazione relativi all'ostacolo alle funzioni di vigilanza e per un altro capo - traffico di influenze illecite - per prescrizione.
Le richieste dell’accusa
La Procura di Bergamo aveva chiesto la condanna per 26 imputati e l'assoluzione per 4, tra cui la banca. Pene di 6 anni e 2 mesi erano state sollecitate per Giovanni Bazoli, 4 anni e 6 mesi per Victor Massiah, 5 anni e 4 mesi per Andrea Montrasio, presidente del consiglio di sorveglianza, e per Emilio Zanetti, presidente del consiglio di gestione. Le ipotesi di reato dell'inchiesta coordinata dal pm Fabio Pelosi erano quella di ostacolo alle funzioni di vigilanza per i presunti patti parasociali nell'iter che diede vita a Ubi e quella di traffico di influenze illecite per l'ipotesi che, in occasione dell'assemblea del 20 aprile 2013 che rinnovò le cariche del consiglio di sorveglianza, vennero raccolte deleghe in bianco, sia attraverso la struttura e le filiali della banca sia attraverso strutture esterne per garantirsi il voto desiderato. Il reato di influenze illecite sull'assemblea si era prescritto nel giugno scorso, anche per una recente pronuncia della Consulta che ha determinato un riconteggio, come annunciato dal pm durante le repliche alle arringhe difensive nelle quali, per questa ragione, aveva modificato al ribasso le richieste di condanna. Il rappresentante dell'accusa aveva quindi chiesto il proscioglimento degli imputati a cui era contestato solo questo reato e una riduzione della richiesta di condanna di 6 mesi per gli imputati cui erano addebitati entrambi i reati. Sempre per effetto della prescrizione, era caduta anche la richiesta di confisca per gli imputati di 5,3 milioni di euro legata al reato di illecita influenza nell'assemblea di Ubi Banca del 20 aprile 2013. “Sfido chiunque a dimostrare che quanto ho fatto non fosse nell'interesse esclusivo della banca", così come “nessuno potrà mai sostenere che io abbia agito per finalità personali”, aveva dichiarato Bazoli in udienza preliminare.