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Giustizia, Anm: "Perplessità sulla riforma, sulla prescrizione si dovrà discutere"

Cronaca
©Ansa

Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha parlato al congresso di Magistratura democratica a Firenze degli emendamenti al ddl penale approvati giovedì in Cdm.  Critico soprattutto sulla prescrizione processuale. Sui magistrati: “Non siamo una casta”

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“Ci sono aspetti dei disegni di riforma che suscitano perplessità”, ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia riferendosi alla riforma della giustizia della ministra Cartabia, espressa negli emendamenti al ddl penale approvati giovedì in Cdm. L’esempio citato da Santalucia, intervenuto oggi al congresso di Magistratura democratica a Firenze, è quello della prescrizione processuale e i suoi impatti sulla società civile. Un tema, ha detto il presidente dell’Anm, “su cui occorrerà discutere”. E difende i magistrati: “Non siamo una casta”.

"Corti territoriali in sofferenza"

Giuseppe Santalucia teme che la prescrizione potrebbe avere importanti ricadute sui territori: “Mi auguro che una innovazione così importante sarà valutata ed approfondita anzitutto in diretto e concreto riferimento alle condizioni organizzative degli uffici giudiziari, delle Corti di appello: molte Corti territoriali versano in sofferenza organizzativa, bisogna chiedersi se saranno capaci di rispettare la stringente tempistica processuale”.

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"Interrogarsi sulla comprensibilità sociale"

Le preoccupazioni del presidente dell’Anm riguardano però anche l’impatto sui cittadini che si troveranno in attesa di giustizia: “Bisogna interrogarsi sulla comprensibilità sociale di una eventuale risposta di improcedibilità con vittime che avvertano ancora forte la ferita recata dal reato – ha detto Santalucia -. Reato che la prescrizione non ha estinto, che magari è stato commesso non molto tempo prima, il cui ricordo sociale ben può essere ancora vivido e che potrebbe ancora essere ricondotto nell'area dell'obbligatorietà dell'azione penale”.

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"Un denominatore comune: la separazione"

L’altra critica che ha mosso il presidente dell’Anm è che a suo avviso questa riforma punta a separare ma non garantisce inidipendenza: “Alcune delle proposte riformatrici hanno un denominatore comune: la separazione. Una prima separazione è quella del pubblico ministero dalla giurisdizione, propugnata con il dichiarato fine di rendere il giudice più indipendente, ma, a me pare, senza sufficiente considerazione degli inevitabili sviluppi successivi. Non ci si può non chiedere di quale indipendenza dalla politica e dal Governo potrebbe godere il pubblico ministero, e quindi di quanta indipendenza potrebbe beneficiare la stessa giurisdizione penale, che opera per necessità su impulso del pubblico ministero”.

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"Non siamo una casta"

Santalucia ha poi speso parole in difesa della magistratura: “Se si esprime una critica, qualche dubbio, un punto di vista in apparente controtendenza con quel che appare il pensiero dominante, si è accusati di essere e muoversi come ‘casta’. Una ‘casta’ animata dal desiderio di conservare privilegi, che non si fa scrupolo, per contrastare le riforme invise. Viviamo un tempo complicato, che deve indurci a sperimentare, il valore dell'unità”

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"La magistratura non sia condizionata da interessi propri"

“La magistratura associata deve dar prova di non esser condizionata da interessi propri – ha detto ancora Santalucia - e di saper pensare e agire avendo di mira la qualità della giurisdizione, il bene collettivo di un'amministrazione della giustizia quanto più in linea con l'assetto costituzionale e con i bisogni di tutela che la società esprime. Va ricordato che è proprio su questo versante che l'Associazione si è storicamente strutturata. Spetta a noi tutti, ed è qui che il valore dell'unità associativa si apprezza al meglio, far sì che le deviazioni e le degenerazioni di alcuni momenti della sua Storia non ne alterino la fisionomia. Compito che oggi appare, lo riconosco, quasi impossibile. Ma la consapevolezza della grande difficoltà deve essere di stimolo all'impegno e non ragione di scoramento”.

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