Sono sei i quesiti che i due partiti vogliono portare in cabina elettorale: la riforma del Csm, la responsabilità diretta dei magistrati, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l’abolizione del decreto Severino
Parte oggi la campagna di raccolta firme della Lega per i referendum sulla giustizia. Appuntamento fino a domenica con 1.200 gazebo in altrettante piazze da Nord a Sud e in tutti i municipi d'Italia. Sono sei i quesiti che Lega e radicali vogliono portare in cabina elettorale: la riforma del Csm, la responsabilità diretta dei magistrati, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l’abolizione del decreto Severino.
Le dichiarazione di Matteo Salvini
Rispetto alla posizione della Lega, una delle forze di maggioranza del governo Draghi, Salvini ha chiarito che dà pieno sostegno alle riforme di Draghi e Cartabia, “ma i cittadini potranno dare una bella spinta" e ha poi definito questa campagna referendaria "una pacifica rivoluzione”, che potrà “fare, dopo 30 anni, quello che non ha fatto la politica in Parlamento".
"Penso che ci sarà un'adesione straordinaria. Sono referendum che stimolano il Parlamento a fare la riforma della giustizia. Se il Parlamento non la farà, ci penseranno i cittadini italiani, nella primavera prossima. Sarà un aiuto - ha aggiunto Salvini - al ministro Cartabia e al governo per chiedere di accelerare. E' uno strumento per liberare magistratura dalle correnti e dalla politica".
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Le posizioni del centrodestra
Da inizio giugno, quando Lega e radicali, rappresentati da Matteo Salvini e Maurizio Turco, hanno depositato i sei quesiti in Cassazione, il leader del Carroccio ha lavorato per trovare l'appoggio del centrodestra di governo, incassando lunedì scorso l'ok ai referendum del coordinatore azzurro Antonio Tajani, che ha assicurato che il suo partito aiuterà anche per la raccolta delle firme. Anche l’Udc ha garantito il suo sostegno mentre con Fdi il cammino è più tortuoso perché mancherebbe la condivisione di tutti e sei i quesiti così come sono formulati. Il partito di Giorgia Meloni non è d’accordo, per esempio, con le modifiche alla custodia cautelare, nel caso di reiterazione di reato, di favorire ad esempio gli spacciatori.