Paola è un'educatrice di sostegno e il suo compagno un medico. Svolgono due lavori essenziali per la comunità, ma i loro figli non possono frequentare la scuola in presenza. Una situazione comune a molte famiglie, che chiedono una soluzione
Educatrice che si occupa di bimbi con bisogni speciali certificati in due scuole elementari di Milano e allo stesso tempo mamma di due bambini, di tre e di sei anni. E’ la situazione di Paola, il cui compagno è un medico. Come tanti genitori e lavoratori essenziali, Paola e Pietro si trovano a dover lavorare in presenza in un ruolo indispensabile per la comunità ma, allo stesso tempo, non è previsto che i loro bambini frequentino in presenza la scuola.
Scuola garantita solo per disabili e bisogni speciali
La situazione è paradossale ma è comune a molti e ha sollevato parecchi malumori tra i genitori, anche perché in un primo momento la Regione Lombardia sembrava aver recepito l’indicazione ministeriale di garantire il servizio scolastico per alcune categorie, tanto che venerdì (primo giorno di chiusura delle scuole) i figli di medici impegnati nel contrasto alla pandemia e altri lavoratori hanno frequentato in presenza. Poi, lunedì, il dietrofront dello stesso Ministero, con una circolare che spiega come la frequenza sia garantita solo "per l'uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali".
"Inaccettabile chiudere la scuola e lasciare aperte gran parte delle attività"
Un rompicapo di non facile soluzione, ma su cui, dice Paola a Sky TG24, “è necessario spendere un pensiero per cercare una soluzione”. “Un anno fa – continua – il lockdown è stato generale, era la prima volta che affrontavamo questa emergenza, moltissimi servizi si sono fermati". "Ma adesso, dopo un anno, trovarsi in questa situazione è inaccettabile, come lo è – aggiunge - chiudere solo la scuola e lasciare aperte la gran parte delle altre attività. O affermare la necessità che alcune professioni vengano svolte in presenza, senza garantire le effettive condizioni perché si possano svolgere”.
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"Nell'ultimo anno acrobazie per tenere insieme tutto"
“In questo ultimo anno – scrive ancora Paola in una lettera indirizzata all’Ufficio scolastico regionale - noi tutti abbiamo fatto piroette e acrobazie vertiginose per tenere insieme tutto, in particolare noi mamme. Spesso ci siamo anche compiaciute delle nostre doti tentacolari e delle nostre qualità poliedriche, orgogliose del nostro spiccato talento multitasking. Ci siamo compiaciute perché non ci rimaneva altro. Abbiamo fatto di necessità virtù. Ora, avrei tanto piacere di essere una donna normale, magari anche mediocre, senza doti miracolose o di ubiquità e poter invece sorprendermi positivamente per come operano le istituzioni governative della mia comunità".
Nell’attesa, non resta che cercare, ancora una volta, di cavarsela da soli: “Ho ridotto - racconta - le ore al lavoro cercando di non perdere la relazione con i ragazzi e mi sono rivolta alla nonna ultrasettantenne per tenere, all’aperto, il mio bambino più piccolo. L’altra mia figlia, invece, è anche lei una bambina con bisogni speciali e per questo può frequentare. Le avevo spiegato che per lei come per tutti i figli di insegnanti, medici, infermieri la scuola sarebbe rimasta aperta. Invece sarà sempre da sola”.