Omicidio Lecce, il killer è rimasto impassibile durante l'arresto

Cronaca
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Il colonnello Paolo Dembech, in conferenza stampa, ha spiegato che il 21enne, reo-confesso di aver ucciso Daniele De Sanctis ed Eleonora Manta, non ha mostrato nessuna agitazione all’arrivo dei carabinieri e ha chiesto da quanto lo stavano pedinando. Il ragazzo ha detto di averli uccisi perché "erano troppo felici"

È rimasto impassibile al momento dell’arresto Antonio De Marco, il 21enne di Casarano che ha confessato il duplice omicidio di Daniele De Santis e della sua fidanzata, Eleonora Manta. "Mentre usciva dall'ospedale, non ha mostrato nessuna agitazione, ma ci ha chiesto da quanto lo stavamo pedinando", ha spiegato in conferenza stampa il colonnello Paolo Dembech, comandante provinciale dei carabinieri di Lecce. Il ragazzo ha motivato l'assassinio dicendo di aver "fatto una cavolata. Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia". Escluso invece il movente passionale "che al momento non si evidenzia", ha spiegato Dembech aggiungendo che le ragioni vanno a ricercarsi nel periodo di convivenza con la coppia la cui felicità potrebbe avrebbe avere infastidito il presunto omicida (FERMATO L'EX INQUILINO).

"Il soggetto è introverso, con poche amicizie"

La confessione del 21enne è avvenuta nella notte tra il 28 e il 29 settembre davanti al procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris. La coppia è stata uccisa nella propria casa circa una settimana prima, il 21 settembre. De Marco viene descritto da Dembech come un soggetto "introverso, con poche amicizie e anche con i pochi amici che aveva intratteneva comunicazioni compartimentate, limitandosi a un sì o a un no". Il 21enne "era molto riservato e con i vicini di casa non andava oltre il buongiorno e il buonasera", ha detto l'ufficiale dei carabinieri che ha condotto le indagini. Nel provvedimento del pm si legge anche che l'aggressore ha inseguito i due ragazzi mostrando "totale insensibilità ad ogni richiamo umanitario".

Antonio De Marco, ritenuto responsabile dell'omicidio del giovane arbitro Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta, Lecce, 29 settembre 2020. De Marco voleva immobilizzare , torturare e uccidere la coppia, per poi ripulire tutto con detergenti e lasciare una scritta sul muro con un messaggio per la città.  Aveva programmato tutto per la sera del 21
settembre scorso quando i due sono stati trucidati con decine di
coltellate. ANSA/CLAUDIO LONGO

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L'aggressore aveva una copia delle chiavi di casa

De Marco, ex coinquilino di De Santis, aveva fatto una copia delle chiavi di casa, ha rivelato il comandante Dembech. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il 21enne sarebbe entrato nell'abitazione mentre i due giovani stavano cenando e avrebbe sferrato le prime coltellate in cucina contro Daniele. Il ragazzo aveva preso in affitto una stanza dell'appartamento e per brevi periodi aveva convissuto con la coppia che a volte si fermava a dormire nella casa. Su richiesta del proprietario, Daniele De Santis, De Marco aveva poi lasciato l'appartamento ad agosto e si era trasferito in un'altra casa sempre a Lecce. Da allora avrebbe cominciato a pianificare l'omicidio.

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Le chiamate dei testimoni al 112

La sera del 21 settembre sono arrivate una decina di telefonate alle forze dell'ordine da parte di testimoni che descrivevano cosa stesse accadendo nella casa di Daniele ed Eleonora. "Sto sentendo delle grida... si sentono delle grida allucinanti, proprio con una violenza inaudita", è uno dei racconti fatti al telefono al 112 tra le 20.45 e le 20.57. Uno dei testimoni chiave è un uomo di origini albanesi che ha visto De Marco fuggire dal palazzo subito dopo l'omicidio e che lo ha riconosciuto in un video registrato da una sistema di videosorveglianza. "Ho udito delle urla di una donna e di rumori di vetri infranti...le urla erano di una donna ed erano disperate di aiuto...sentivo la donna che diceva 'Basta Andrea'", ha raccontato l'uomo. Mentre il testimone richiamava i carabinieri, l'assassino è uscito dal palazzo.

Le urla di Eleonora

Le urla di Eleonora sono state sentite anche da 5 ragazzi che vivono nella casa dello studente, vicino alla palazzina dove è avvenuto l'omicidio. I cinque "udivano le urla disperate di una donna", scrive il pm che poi aggiunge: "Tutti e cinque sostenevano di aver udito delle frasi di un uomo del tipo 'ti prego Andrea basta! Fermati, basta". Un'altra testimonianza fondamentale è quella di Andrea Laudisa, un inquilino che abita nel palazzo dove vivevano Eleonora e Daniele. "Attorno alle 20.45 - ha raccontato - sentivo delle urla provenire dall'abitazione sopra la mia... in particolare sentivo dei forti rumori di mobili che cadevano e delle urla di una donna e di un uomo.... sentivo che pronunciavano delle frasi tipo 'aiuto, che stai facendo' Ahi!' Le urla erano tali che capivo subito che non si trattava di una semplice lite". Laudisa ha sentito la voce di Eleonora implorare l'assassino: "Che stai facendo? Ci stai ammazzando". Poco dopo ha visto l'omicida inseguire per le scale l'arbitro Daniele De Santis. "Notavo una persona che si trascinava per le scale" e un'altra "che si avvicinava e lo colpiva più volte e sentivo la persona per terra che implorava il soggetto che lo stava colpendo dicendogli più volte 'basta, basta, basta'". Subito dopo, ha concluso, "ho notato questa figura che, con passo normale e apparentemente tranquillo, scendeva le scale".

La richiesta di aiuto

Laudisa e la sua fidanzata hanno fatto complessivamente 3 telefonate alle forze di polizia. "C'è qualcuno che sta accoltellando qualcun altro sulla scala, dovete arrivare velocemente, non si apre il portone dovete sfondarlo, perché io non posso scendere ad aprirlo, c'è un pazzo sulle scale che sta accoltellando qualcuno". L'ultimo a sentire Eleonora viva è stato Daniel De Luca, un ragazzo residente anche lui alla casa dello Studente. Il giovane ha chiamato il 112 e ha messo il telefono in vivavoce per far sentire le urla della donna. "Al termine della telefonata - ha aggiunto - ricordo di aver fatto caso che le urla di aiuto della donna andavano ad affievolirsi sempre più fino a non udirle più".

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