Il Tribunale del Riesame di Bari ha deciso che l'ex giudice del Consiglio di Stato torna ai domiciliari per il caso dei presunti maltrattamenti su quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione. Secondo l'accusa, Bellomo imponeva loro dress code e codici di comportamento, e avrebbe compiuto un tentativo di estorsione nei confronti di un'altra ex corsista per averla costretta a lasciare il lavoro in una emittente locale
Francesco Bellomo deve tornare agli arresti domiciliari. È la decisione del Tribunale del Riesame di Bari sull'ex giudice del Consiglio di Stato. Bellomo era stato implicato nella vicenda di presunti casi di maltrattamento su quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della Scuola di Formazione da lui diretta. Per l'accusa, l’ex giudice imponeva loro dress code e codici di comportamento, e avrebbe persino tentato una estorsione nei confronti di un'altra ex corsista costringendola a lasciare il lavoro in una emittente locale. Bellomo risponde anche di calunnia e minaccia nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all'epoca vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa.
I domiciliari un anno fa
I domiciliari per Francesco Bellomo erano scattati un anno fa, il 9 luglio 2019. Ma dopo 20 giorni era stato rimesso in libertà dopo che il tribunale della Libertà di Bari aveva riqualificato i reati da maltrattamenti in concorso in tentata violenza privata aggravata e stalking, e da estorsione in violenza privata. I giudici avevano dunque sostituito la misura cautelare degli arresti domiciliari con quella del "divieto temporaneo, per la durata di 12 mesi, di esercitare attività imprenditoriali o professionali di direzione scientifica e docenza, interdicendogli in tutto le attività ad esse inerenti". Ora però il Tribunale del Riesame è tornato nuovamente sulla decisione e ha nuovamente disposto gli arresti domiciliari per l’ex giudice.
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Verso il processo
Ora Bellomo rischia il processo perché la Procura di Bari ne ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati originariamente contestati di maltrattamenti estorsione, ai quali si aggiunge anche quello di calunnia e minaccia nei confronti dell'attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all'epoca vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, e di Concetta Plantamura, rispettivamente ex presidente ed ex componente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo quando nel 2017 fu sottoposto a procedimento disciplinare, poi destituito.