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Istat: "Il coronavirus aumenta le disuguaglianze e accelera il crollo della natalità"

Cronaca

L'istituto nazionale di statistica presenta il Rapporto annuale 2020, che tiene conto dell'emergenza sanitaria. Sul mercato del lavoro ne hanno risentito donne e giovani. La chiusura della scuole, poi, può aver prodotto un aumento del divario tra i bambini in termini di 'digital divide'. Stimati inoltre 10mila nati in meno, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021

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L'epidemia si è abbattuta sulle persone più fragili "acuendo al contempo le significative disuguaglianze che affliggono il nostro Paese". Inoltre "la rapida caduta della natalità potrebbe subire un'ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid". Eppure gli italiani i figli li desiderano, due l'ideale. Così l'Istat nel Rapporto annuale 2020, che tiene conto dell’emergenza sanitaria che si è abbattuta in Italia. L’Istituto sottolinea anche come il Paese abbia reagito. "Il segno distintivo" nel lockdown è stato di "forte coesione". (CORONAVIRUS, AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE).

L’aumento delle disuguaglianze

 

A dimostrare le disuguaglianze, secondo l’istituto nazionale di statistica, sono "i differenziali sociali riscontrabili nell'eccesso di mortalità causato dal Covid-19", con i meno istruiti maggiormente colpiti. Sul mercato del lavoro hanno risentito dell'emergenza donne e giovani, più presenti nel settore dei servizi, impattato dalle conseguenze del Covid. La chiusura della scuole, poi, può aver prodotto un aumento delle diseguaglianze tra i bambini in termini di 'digital divide' e di sovraffollamento abitativo.

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Scala sociale, più probabile scendere che salire

 

Secondo l’Istituto, la "classe" di origine influisce meno sulla collocazione sociale che si raggiunge all'età di 30 anni rispetto al passato ma pesa ancora in misura rilevante. Per l'ultima generazione (1972-1986), la probabilità di accedere a posizioni più vantaggiose invece che salire è scesa. Il 26,6% dei figli rischia un 'downgrading' rispetto ai genitori. Una percentuale, praticamente più di 1 su 4, superiore rispetto alle generazioni precedenti. E anche più alta di quella in salita (24,9%). Cosa che non era mai accaduta prima.

Stimati 10mila nati in meno

 

L’Istat stima inoltre un’ulteriore accelerazione del calo di natalità. ”Recenti simulazioni, che tengono conto del clima di incertezza e paura associato alla pandemia in atto, mettono in luce un suo primo effetto nell'immediato futuro; un calo che dovrebbe mantenersi nell'ordine di poco meno di 10mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021". E La prospettiva peggiora se si tiene conto dello shock sull'occupazione. I nati scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi a 396mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021"

Il 12% delle imprese pensa di ridurre occupazione

 

L’Istat segnala, in base a un’indagine condotta a maggio, che a causa dell'emergenza Covid-19 ”il problema del reperimento della liquidità è molto diffuso, i contraccolpi sugli investimenti, segnalati da una impresa su otto, rischiano di costituire un ulteriore freno ed è anche preoccupante che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l'input di lavoro”. Tuttavia "si intravedono fattori di reazione positiva e di trasformazione strutturale in una componente non marginale del sistema produttivo". Dai dati provvisori sulle forze di lavoro emerge inoltre che i lavoratori in Cig ad aprile - nella settimana di intervista - sono stati quasi 3,5 milioni. E, sempre ad aprile, quasi un terzo degli occupati (7,9 milioni) non ha lavorato. Cresciuti anche i lavoratori in ferie.

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In 8,3 milioni potrebbero lavorare da casa 

Durante il lockdown la quota di chi ha lavorato da casa, almeno per alcuni giorni nell'arco del mese, è aumentata, coinvolgendo più di 4 milioni di occupati. Lo rileva l'Istat. "La stima dell'ampiezza potenziale del lavoro da remoto, basata sulle caratteristiche delle professioni, porta a contare 8,2 milioni di occupati (il 35,7%)", fa sapere l'Istituto. "Si scende a 7 milioni escludendo gli impieghi per cui in condizioni di normalità è comunque preferibile la presenza (ad esempio gli insegnanti)".

Pil in aumento nella seconda metà del 2020 

Il Rapporto annuale Istat stima inoltre che il Pil "dopo una flessione ulteriore nel secondo trimestre" possa registrare "un aumento nel secondo semestre dell'anno". L'Istituto di statistica ricorda che la prospettiva per la media del 2020 è di una caduta del Prodotto interno lordo dell'8,3%. "Il percorso di ripresa è previsto rafforzarsi nella parte finale dell'anno, producendo un effetto di trascinamento positivo sui risultati del 2021 che, in media d'anno, segnerebbero un ritorno a una crescita significativa del Pil (+4,6%)".

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