Coronavirus, Emilia Romagna: al lavoro i medici asintomatici

Cronaca

Una direttiva della Regione indica che i dottori positivi al virus, ma senza sintomi, possono tornare a svolgere la loro attività su base volontaria. Previsti tamponi per screening periodici

I medici positivi al coronavirus ma asintomatici, in Emilia Romagna, possono tornare al lavoro su base volontaria. La decisione è indicata in una direttiva della Regione alle aziende ospedaliere (LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI). Il provvedimento prevede il tampone per screening periodici "con cadenza quindicinale a tutti gli operatori sanitari operanti in aree Covid-19 a massima diffusione”. L’obiettivo è quello di “definire le dimensioni delle forze lavoro in campo, nell'ottica di proporre, su base volontaristica, la ripresa del lavoro ai soggetti positivi ma asintomatici”  (LA SITUAZIONE IN ITALIA - PERCHÈ I NUMERI REALI POTREBBERO ESSERE PIU' ELEVATI).

Modulazione differenziata dei tamponi

La direttiva, relativa alle "Priorità per screening diagnostico nella Regione Emilia Romagna", è stata elaborata d'intesa con l'assessore alle Politiche per la salute e prevede una modulazione differenziata dell'effettuazione dei tamponi al personale sanitario, sia per numero che per tempi, a seconda che siano in zone a elevata, moderata o massima diffusione del virus. La logica, "in un'ottica di contingentazione delle risorse - si legge nella direttiva - è quindi quella di definire diversamente da area ad area, da situazione epidemiologica a situazione epidemiologica, le priorità per l'utilizzo dello screening virologico".

Tre diversi scenari

La direttiva distingue "tre diversi scenari" nella Regione con "tre diverse priorità di screening": zone di penetrazione massimale, che sono Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Rimini; zone di penetrazione elevata, come Modena e Bologna; zone di penetrazione contenuta, che vanno da Ferrara a Ravenna e Forlì. Anche nelle aree di elevata penetrazione, si legge, "è razionale sottoporre a screening periodico gli operatori sanitari operanti in aree Covid-19 mediante diagnosi diretta, al fine di identificare coorti di operatori sanitari asintomatici idonee a mantenere l'attività lavorativa". Nelle aree di moderata penetrazione si prevede, invece, il tampone per screening agli "operatori sanitari esposti a pazienti con infezione diagnosticata al fine di definire l'entità della diffusione verticale (da paziente ad operatore) finalizzata a mantenere la maggior parte degli operatori sanitari Covid-free e a porre in quarantena gli eventuali contagiati per evitare la diffusione inter-operatori".

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