Napoli, figlia vigilante ucciso: "Permesso premio a chi ci ha spento il sorriso". VIDEO

Cronaca

Gaia Bozza

Francesco Della Corte insieme alla figlia

L'amarezza della giovane: "Ringrazio il Capo della polizia per le sue parole. Noi crediamo nella giustizia, ma questo episodio ci scoraggia. Vedere chi ti ha tolto il sorriso sorridere sui social è un pugno allo stomaco". L'appello: "Vogliamo giustizia"

Scene di gioia, baci, palloncini, sorrisi: la festa del 18esimo compleanno - con tanto di foto social - per il permesso premio di uno dei minorenni del branco che ha ucciso il vigilante Francesco Della Corte l'anno scorso ha scatenato un'onda di indignazione che è arrivata fino al Capo della polizia, Franco Gabrielli, che a margine di una visita a Napoli per inaugurare la nuova sala operativa della Questura ha commentato: "Come dar torto alla famiglia?". E poi ha parlato della necessità di una riforma.  La figlia di Della Corte, Marta, di 22 anni, studentessa di Giurisprudenza, che per prima ha visto quelle foto e ha provato "un pugno allo stomaco", ringrazia per la solidarietà ma resta comunque molto amareggiata. 

Le ha fatto piacere ricevere la solidarietà di tanti e anche del Capo della Polizia? 

"Alla nostra famiglia fa piacere l'onda di indignazione e solidarietà e ringrazio il Capo della polizia per le sue parole. È importante che ci si renda conto di quello che è successo. Non è tutto marcio: questa è la speranza, fiaccata da questo episodio anche in vista del processo d'appello il 19 settembre. Noi crediamo nella giustizia, ma è ovvio che questo episodio ci scoraggia. Vedere chi ti ha tolto il sorriso sorridere sui social è un pugno allo stomaco"

Come avete appreso di questa festa di compleanno? 

"Lo abbiamo saputo tramite i social, sono andata a vedere su Instagram  perché purtroppo lo faccio, perché hanno ucciso mio padre. Appena ho visto la foto, ho sentito un pugno allo stomaco perché vedere la scena di lui con addobbi e festeggiamenti  è stato uno choc, io sapevo che era in galera. Quegli scatti mi hanno scioccata: i palloncini, i baci, la torta. Se la finalità della pena è rieducare, fare festa e foto non mi sembra un contesto in cui si possa essere rieducati. Quel ragazzo ha ucciso un uomo". 

Cosa non le va proprio giù?

"Io contesto il sistema: le leggi non sono adeguate ed è impensabile che per una persona condannata  6 mesi fa per  omicidio volontario con aggravante della crudeltà  la legge possa prevedere un permesso premio, è assurdo. E noi per legge, visto che si tratta di fatti compiuti da minorenni, non siamo nemmeno parte civile nel processo. Spettatori eppure protagonisti, nostro malgrado. I fatti di cronaca ci mostrano che  nonostante le condanne gli episodi non si fermano. Bisognerebbe rivedere l'ordinamento penitenziario, in particolare minorile. Prima c'era una funzione rieducativa, oggi la realtà è cambiata perché chi fa questi atti pensa di essere anche un tipo tosto. E le faccio un altro esempio"

Quale? 

"Ci sono foto sui vari profili, da parte di parenti e amici e didascalie come: "Uscirai più bello e forte di prima". C'è qualcosa che non va: come si fa a dire una cosa del genere a una persona che ha ammazzato?"

Qual è il vostro appello? 

"Che ci sia giustizia. Che venga confermata la condanna che hanno ricevuto in primo grado. Hanno tolto la vita a una persona perbene. Mio padre merita giustizia perché era una brava persona, un uomo perbene, un lavoratore. Ma merita giustizia anche perché in uno Stato di diritto deve essere così".

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