Daniela Poggiali era accusata di aver ucciso Rosa Calderoni nel 2014 con un’iniezione di potassio. In primo grado era stata condannata all’ergastolo, mentre nel primo processo d’appello era stata assolta. Ora la Corte d’assise conferma la decisione
La Corte di assise di appello di Bologna ha assolto Daniela Poggiali, accusata di aver ucciso con un'iniezione di potassio la paziente Rosa Calderoni, 78 anni, l'8 aprile 2014. La decisione è arrivata al termine del processo d'appello bis per l'ex infermiera dell'ospedale di Lugo (Ravenna). Per lei, la Procura generale aveva chiesto la conferma dell'ergastolo pronunciato in primo grado nella città romagnola. La Corte ha invece riformato la sentenza, assolvendola con varie formule, sia per l'omicidio che per il peculato (per essersi appropriata di due fiale di potassio).
La vicenda
Poggiali è stata arrestata il 9 ottobre 2014, perché accusata della morte della paziente. In seguito al suo arresto, sui giornali finiscono i selfie dell'imputata con pazienti in coma o deceduti: foto che avranno come conseguenza la radiazione della donna dall'albo degli infermieri, decisa nel 2017. L’ex infermiera, che si proclama innocente, l’11 marzo 2016 viene condannata all'ergastolo per omicidio. Sotto la lente degli inquirenti finiscono anche altre morti sospette, avvenute nell’ospedale di Lugo tra il 2012 e il 2014. Ma nel 2017 la sentenza viene ribaltata: la donna è assolta dalla Corte d'assise d'appello di Bologna "perché il fatto non sussiste". I giudici basano la loro decisione sull'esito di una perizia, secondo la quale la morte della paziente potrebbe essere legata a un "verosimile scompenso glicemico" e, dunque, non a un'iniezione di potassio. Contro l’assoluzione, la procura generale di Bologna e l'azienda sanitaria locale della Romagna hanno presentato ricorso, chiedendo rinviare gli atti per un processo d'appello-bis. Richiesta accolta dai giudici.