Finti vaccini tra Friuli e Veneto: assistente sanitaria rinviata a giudizio

Cronaca

La donna, 32 anni, è sospettata di aver finto la somministrazione delle vaccinazioni ad alcuni bambini negli ambulatori del distretto di Codroipo (Udine) e poi nell'Usl 2 di Treviso. Il processo inizierà il 24 settembre davanti al tribunale in composizione collegiale

È stata rinviata a giudizio l'assistente sanitaria trevigiana sospettata di aver finto la somministrazione dei vaccini ad alcuni bambini prima negli ambulatori dell'allora azienda sanitaria 4 del Medio Friuli, in particolare nel distretto di Codroipo (Udine) e poi nell'Usl 2 di Treviso. La decisione è stata presa dal tribunale di Udine e il processo comincerà il 24 settembre davanti al tribunale in composizione collegiale.

La richiesta di rinvio a giudizio del pm

La richiesta di rinvio a giudizio è stata argomentata oggi dal pm Claudia Danelon. Alla richiesta si sono associati anche i legali delle parti civili costituite, le aziende sanitarie da un lato e i familiari di alcuni dei bambini dall'altro. La difesa aveva chiesto invece una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o per non averlo commesso o, in subordine, perché gli elementi acquisiti risultano insufficienti, contraddittori o comunque non idonei a sostenere l'accusa in giudizio.

La vicenda giudiziaria

Il processo per l'assistente sanitaria trevigiana di 32 anni di Spresiano era stato sospeso alla scorsa udienza, il 21 dicembre, in attesa della decisione della Corte di Cassazione - su richiesta della difesa che aveva presentato una istanza specifica - di spostamento del processo ad altro tribunale. Per la difesa, infatti, sussistevano "motivi di legittimo sospetto", per il "clamore mediatico senza precedenti" sviluppatosi intorno alla vicenda e per il "malcontento dei genitori" che, a giudizio dei difensori, avrebbero contribuito a creare un clima tale da "condizionare pesantemente le sorti del processo". Il ricorso è stato respinto ad aprile dagli Ermellini che hanno invece considerato l'imparzialità del giudice e stabilito che il processo può essere celebrato a Udine.

Le tappe del caso

La vicenda è diventata di dominio pubblico nell’aprile 2017 quando la donna si è trovata al centro di un provvedimento disciplinare: i sospetti su di lei da parte dei colleghi già nel giugno del 2016 avevano portato alla segnalazione del caso all'autorità giudiziaria. In pratica l’infermiera, secondo le accuse e le ricostruzioni, la donna fingeva di fare l'iniezione ai bimbi per poi gettare il flacone ancora pieno nel bidone dell'immondizia. Nel 2016 il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero, aveva archiviato il procedimento. Ma l’azienda sanitaria di Treviso avviò le proprie indagini e decise di richiamare per accertamenti sierologici alcuni pazienti campione. Così emerse che molti dei bambini vaccinati dall'infermiera non avevano sviluppato gli anticorpi. E' partita così una nuova denuncia alla procura e la Asl ha contattato tutti i pazienti interessati, avviando una campagna di richiamo per circa 500 persone, tra adulti e bambini. A fine aprile 2017 anche l’azienda sanitaria di Udine si è mossa e ha deciso di sottoporre nuovamente alle vaccinazioni 7 mila bambini, applicando il principio di massima precauzione. A maggio 2017 la donna è finita indagata anche a Udine ma il suo legale l’ha difesa dicendo che “il cattivo metodo di conservazione dei vaccini potrebbe averne annullato l’effetto”.

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