Gdf perquisisce sedi del gruppo del senatore di FI Biasotti: si indaga su maxi truffa

Cronaca

Secondo gli investigatori, la società che si occupa di compravendite di auto di lusso avrebbe evso nel 2014 imposte per 1,8 milioni di euro, oltre 2 milioni nel 2015 e oltre 5 milioni nel 2016. Il parlamentare: "Accuse infondate e io non sono tra gli indagati"

La guardia di finanza di Genova ha perquisito le sedi del gruppo Biasotti, società che si occupa di compravendite di auto di lusso fondata dal senatore Sandro Biasotti, coordinatore regionale di Forza Italia ed ex presidente della Regione Liguria. Le fiamme gialle, coordinate dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, indagano su una presunta maxi-frode milionaria realizzata attraverso intermediazioni fittizie con società inesistenti per evadere l'Iva. Secondo gli investigatori, sarebbero state evase nel 2014 imposte per 1,8 milioni di euro, oltre 2 milioni nel 2015 e oltre 5 milioni nel 2016. Due le persone indagate, ma il senatore Biasotti fa sapere in una nota di non essere tra queste: "Non sono indagato in quanto, da quando faccio politica, non ho mai più ricoperto incarichi operativi o dirigenziali nelle aziende di famiglia". L'ipotesi di reato è di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e connessa evasione dell'Iva.

Le ipotesi degli investigatori

I due indagati sono il legale rappresentante del gruppo, Antonio Barba (cognato di Sandro Biasotti), e Enrico Manfredi, titolare delle società fittizie a cui venivano vendute le auto. Oltre alle sedi delle società sono state perquisite le abitazioni di Barba e Manfredi. Secondo la guardia di finanza il gruppo Biasotti avrebbe fatto numerose vendite di auto a presunti esportatori, in realtà missing traders (evasori professionali), che erano privi di qualsivoglia operatività commerciale nel settore. In pratica si trattava di vere e proprie teste di legno, che rilasciavano false lettere di intento nelle quali rappresentavano il diritto a concludere operazioni di acquisto esenti Iva per poi trasferire le auto ad altri acquirenti a prezzi estremamente vantaggiosi.  

“Accuse infondate, quelle vendite sono state verificate”

"È una questione assolutamente insignificante - aggiunge Biasotti nella nota - L'accusa è totalmente infondata in quanto si tratta di vendite di auto assolutamente residuali ai volumi delle aziende (600 milioni di fatturato in due anni: i controlli riguardano 9 milioni), vendute e fatturate a commercianti che hanno presentato documentazione idonea per l'esportazione senza pagare l'Iva”. “Prima di procedere alla vendita le società della mia famiglia hanno verificato tale documentazione presso gli uffici delle Agenzia delle entrate. Le aziende della mia famiglia negli anni scorsi hanno avuto altre verifiche su identiche operazioni sempre dimostrando tale correttezza ed estraneità alle eventuali accuse", conclude il senatore di FI. 

Il gruppo e il senatore

Biasotti è un gruppo di concessionarie Mercedes, Smart, Volkswagen, Bmw e Mini attivo su Genova, Asti e Alessandria, creato dall'omonimo imprenditore a partire dalla fine degli anni Novanta. A novembre del 2018 ha annunciato un'alleanza con la famiglia piemontese di Marco Utili, attiva a sua volta con una rete di concessionarie in Piemonte, per dar vita a un gruppo con oltre 400 milioni di euro di fatturato e 500 dipendenti tra Piemonte e Liguria. Secondo quanto annunciato in occasione dell’unione, Biasotti sarebbe rimasto con il 60% del gruppo, affidando però la gestione al gruppo di Utili. Quanto a Sandro Biasotti, 71 anni a luglio, è stato presidente della Regione Liguria tra il 2000 e il 2005, e prima dell'elezione nel 2018 a senatore con Forza Italia era stato era stato deputato per due legislature con il centrodestra.

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