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Omicidio Pamela, Oseghale: "Non l'ho uccisa, morì mentre ero via"

Cronaca

L’uomo accusato dell’omicidio della 18enne sostiene che la ragazza ebbe un malore dopo aver assunto eroina, mentre lui era fuori per vendere della marijuana. "Voglio pagare per ciò che ho fatto - ha detto l'imputato - ma non per quello che non ho commesso"

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"Non ho ucciso Pamela, ci tengo a dirlo davanti ai suoi familiari". Lo ha dichiarato davanti alla Corte d'Assise di Macerata Innocent Oseghale nel processo in cui è accusato dell'omicidio di Pamela Mastropietro. Secondo l’imputato la 18enne ebbe un malore dopo aver assunto eroina nella sua mansarda in via Spalato a Macerata il 30 gennaio 2018 e poi morì mentre lui era fuori per vendere della marijuana. (DALL'OMICIDIO AL PROCESSO)

La versione dell’imputato

Per oltre venti minuti Oseghale, felpa blu e rossa, scarpe sportive nere, ha reso dichiarazioni spontanee in inglese, tradotte da una interprete. Dopo averlo ascoltato per qualche istante, Alessandra Verni, la madre di Pamela, è uscita dall'aula mentre il padre Stefano Mastropietro è rimasto ad ascoltare fino alla fine. "Voglio pagare per quello che ho fatto - ha detto l'imputato - ma non per quello che non ho commesso". Il 30enne pusher ha raccontato di essere stato avvicinato da Pamela ai giardini Diaz la mattina del 30 gennaio 2018 e che lei lo avrebbe implorato di procurarle una dose di eroina, ceduta poi dal suo amico Desmond Lucky. Arrivati nell'abitazione di via Spalato, ha affermato, la 18enne si sarebbe iniettata la droga, sentendosi poi male in camera da letto e cadendo pesantemente a terra. In un primo momento, Pamela si sarebbe ripresa grazie a un po' d'acqua. Visto che la ragazza sembrava stare meglio, sempre secondo la versione dell'imputato, lui sarebbe uscito per consegnare marijuana a un amico che lo aveva contattato. Al ritorno a casa lei non respirava più.