Caso Eni e sentenze pilotate, arrestato l'imprenditore Bigotti

Cronaca

Ai domiciliari anche Massimo Gaboardi, ex tecnico petrolifero. L'indagine è legata all'inchiesta della Procura di Messina sul "Sistema Siracusa" che, un anno fa, fece venire alla luce un "comitato di affari" capace di condizionare indagini e procedimenti giudiziari

Ezio Bigotti, imprenditore piemontese, presidente del gruppo STI aggiudicatario di numerose commesse della Centrale acquisti del Tesoro (Consip) e Massimo Gaboardi, ex tecnico petrolifero Eni, sono finiti agli arresti domiciliari. I provvedimenti sono stati eseguiti dai finanzieri del Comando provinciale di Messina. Bigotti e Gaboardi sono accusati di corruzione in atti giudiziari e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale. Si tratta di un procedimento legato all'inchiesta della Procura di Messina, guidata da Maurizio de Lucia, sul cosiddetto "Sistema Siracusa" che, a febbraio dell'anno scorso, ha portato all'arresto di diverse persone accusate di far parte di un "comitato di affari" capace di condizionare indagini e procedimenti giudiziari.

L'ex pm e gli avvocati coinvolti

L'indagine coinvolse, oltre all'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore che da mesi collaborano coi magistrati. L'inchiesta a carico di Bigotti ha ricostruito una serie di illeciti che sarebbero stati commessi dai due avvocati con la complicità dell'ex pm Longo e di alcuni consulenti della Procura di Siracusa nominati dal magistrato per favorire l'imprenditore piemontese nell'ambito degli accertamenti che venivano svolti su imprese a lui riconducibili dalle Procure di Torino, Roma e Siracusa. Bigotti sarebbe stato "aiutato" anche in sede tributaria all'esito della richiesta di voluntary disclosure avanzata da una società del suo gruppo in relazione ad accertamenti dell'Agenzia delle Entrate. L'inchiesta avrebbe fatto emergere pure una complessa operazione giudiziaria pianificata dall'avvocato Amara, e realizzatasi grazie alla complicità di Longo, finalizzata ad ostacolare un'indagine svolta dalla Procura di Milano nei confronti degli ex vertici dell'Eni. La Guardia di finanza ha eseguito perquisizioni nei confronti degli indagati nelle province di Roma, Milano e Torino.

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