Sea Watch, la Guardia costiera: "Rilevate irregolarità, non può tornare in mare"

Cronaca
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La nave non può ancora lasciare il porto di Catania finché non saranno chiarite - spiega la Guardia costiera - "una serie di non conformità" riguardanti sicurezza della navigazione e tutela dell'ambiente marino. La ong: "Pressione politica per fermare soccorsi in mare"

A causa di alcune irregolarità rilevate dalla Guardia costiera la Sea Watch, da cui ieri sono sbarcati 47 migranti salvati al largo della Libia, è ancora ormeggiata al porto di Catania e non può ripartire. La Guardia Costiera ha spiegato infatti che sull'imbarcazione sono state individuate "una serie di non conformità" che riguardano sia "la sicurezza della navigazione", sia "il rispetto della normativa in materia di tutela dell'ambiente marino". Dovrà quindi restare al porto di Catania “fino a quando non verranno risolti i problemi sollevati”. Sulla nave è stata effettuata un'ispezione amministrativa. La Sea Watch commenta duramente con un post su Twitter: "Le autorità, sotto chiara pressione politica, sono alla ricerca di ogni pretesto tecnico per fermare l'attività di soccorso in mare". Poi si rivolge alla Guardia costiera: "Non siate complici", scrive. "L'unica cosa che a Catania è una minaccia alla sicurezza della navigazione - aggiunge la Ong - è il fermo della Sea Watch 3 che non può svolgere il suo compito e salvare vite nel Mediterraneo".  Su Facebook il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli intanto conferma "il fermo amministrativo della Sea Watch 3” e spiega: “Stiamo parlando di una imbarcazione registrata come ‘pleasure yacht’, che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare. In Italia questo non è permesso", scrive.

Verifiche in applicazione della Convenzione Onu sul diritto del mare

Gli ispettori della Guardia Costiera di Catania sono saliti a bordo della Sea Watch 3 per eseguire una verifica tecnica sulle condizioni della nave, in applicazione della Unclos, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Dell'attività è stata informata l'Olanda, come Amministrazione di bandiera dell'unità. Le non conformità rilevate "dovranno essere risolte anche con l'intervento dell'Amministrazione di bandiera, in cooperazione con gli ispettori specializzati della Guardia Costiera e il 6° Reparto - Sicurezza della Navigazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera".

Toninelli: "La nave non può sostituire la Guardia costiera libica"

Nel suo post su Facebook il ministro Danilo Toninelli aggiunge: "Se tu, milionario, compri uno yacht, vai in navigazione per piacere, non per sostituirti alla Guardia Costiera libica o di altri Paesi", scrive. "Ma soprattutto mi chiedo: il governo olandese non ha nulla da dire rispetto a una imbarcazione di una Ong tedesca che chiede e ottiene la bandiera dei Paesi Bassi per scorrazzare nel Mediterraneo agendo fuori dalle regole?". Al ministro Toninelli risponde su Twitter Sea Watch: "Lo ammettiamo: Sea Watch 3 è ANCORA registrata come yacht in quanto non è ancora una nave commerciale", scrive la ong. "Lo sanno tutti e la nostra compagnia di bandiera ha chiarito, sei mesi fa, che questo non influisce sulla qualifica della barca come nave di salvataggio. Dì qualcosa di nuovo!".

Salvini: "Su Sea Watch l'Europa s'è desta"

Intanto anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini commenta la vicenda: "L'Europa s'è desta. Dallo zero interesse ci sono almeno 5 Paesi che si sono detti disponibili a farsi carico di chi eventualmente sbarcherà", ha affermato. "Stiamo ragionando su come procedere anche nei confronti dell'equipaggio e di questa Ong con bandiera olandese e di nazionalità tedesca".

Nave già pronta a ripartire

La Sea Watch ha già caricato viveri, carburante e quanto necessario per riprendere la navigazione ed è arrivato anche il nuovo equipaggio. Ieri il capo missione e il comandante sono stati sentiti per ore, a bordo della nave, sull'operazione di salvataggio dei 47 migranti poi fatti sbarcare a Catania (LE TAPPE DELLA VICENDA) e sui successivi movimenti dell'imbarcazione da personale della squadra mobile della Questura e da militari della Guardia di finanza. Fonti legali della Ong fanno sapere che, al momento, nessun passaporto è stato ritirato, che non esiste una comunicazione di divieto di ripartenza e che nessuna convocazione è stata diramata dalla Procura di Catania.

Il governo studia una norma per blindare le acque italiane

Intanto nel governo giallo-verde si discute per trovare un metodo per “sigillare” le acque italiane ai mezzi sgraditi come quelli delle Ong, una norma che inibisca l’ingresso delle organizzazioni non governative per ordine pubblico. I tecnici del Viminale e del ministero delle Infrastrutture stanno lavorando per trovare soluzioni che non siano in conflitto con le leggi sul salvataggio dei naufraghi. Salvini vorrebbe un decreto, per procedere più velocemente, ma dovrebbe farlo approvare dal Quirinale e riaccendere malumori in quella parte del M5s che non appoggia la sua linea sui migranti.

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