I capi mandamento della provincia palermitana avevano ristabilito, nel maggio 2018, le strutture in vigore prima della reggenza di Totò Riina. Un organo centrale e collegiale avrebbe preso le decisioni, risolto i conflitti e punito gli affiliati
L’operazione “Cupola 2.0” della Dda di Palermo, che ha portato al fermo di 46 persone, ha assestato un colpo durissimo all’intero vertice della mafia palermitana (LE NUOVE REGOLE DELLA CUPOLA). Le indagini hanno permesso di cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto dentro Cosa Nostra. I carabinieri hanno infatti documentato la ricostituzione della nuova Commissione provinciale della città che, riunitasi il 29 maggio in un posto segreto, ha ristabilito le vecchie regole di Cosa Nostra, cristallizzandole in una “Cosa scritta”. Durante la riunione, inoltre, sono stati individuati i capi, i portavoce e i delegati, organizzando i rapporti fra i mandamenti.
I pilastri della "Cupola"
E tra i fermati dai carabinieri, c’è proprio il gioielliere 80enne Settimo Mineo, nuovo boss di Cosa Nostra (dopo Totò Riina), prescelto per guidare la “Cupola” perché il più anziano tra i capi mandamento (era capo mandamento di Pagliarelli). Oltre a lui, alcuni pilastri della rinnovata Commissione provinciale: Francesco Colletti (capo mandamento di Villabate), Filippo Bisconti (capo mandamento di Belmonte Mezzagno) e Gregorio Di Giovanni (capo mandamento di Porta Nuova). Infine, fermati anche 10 tra capi famiglia, capi decina e consiglieri, nonché 30 affiliati.
La storia della Commissione
La Commissione provinciale, quale organismo di vertice, composto dai capi mandamento e deputato ad assumere le decisioni di maggiore rilievo, fu fondata alla fine degli anni '50 nel Grand Hotel et des Palmes di Palermo, durante una riunione tra i rappresentanti delle famiglie mafiose americane e siciliane. Dopo la seconda guerra di mafia, agli inizi degli anni '80, il ruolo della Commissione cambiò: il potere ormai incontrastato dei corleonesi ne cancellò la natura di organo collegiale e “democratico”, trasformandola in una struttura dominata da Totò Riina. Nel 1993, con l'arresto di quest'ultimo, la Commissione smise di funzionare, anche se continuò a esistere nelle regole di Cosa Nostra. Bernardo Provenzano, pur assumendo il ruolo di vertice dell'associazione mafiosa e di coordinamento tra i vari mandamenti, non risulta abbia mai presieduto riunioni “plenarie”, anche a causa della sua tendenza a non esporsi. Numerose indagini hanno accertato negli anni l’insofferenza di molti mafiosi per l’assenza della Commissione. Nel 2008, ad esempio, le indagini condotte dal Comando Provinciale di Palermo, culminate nell'operazione "Perseo", hanno documentato e sventato il tentativo di Benedetto Capizzi, Sandro Capizzi, Giuseppe Scaduto e Giovanni Adelfio di ricostituire la Commissione provinciale. Successivamente, Cosa Nostra ha riconosciuto legittimità a un organismo collegiale “provvisorio”, costituito dai più influenti reggenti dei mandamenti della città, con mere funzioni di consultazione e raccordo strategico fra i mandamenti palermitani.
Cosa Nostra dopo Riina
Ora, in fase di riorganizzazione, i capi mandamento avevano deciso di riconfermare la centralità della Commissione provinciale, come luogo in cui discutere le linee strategiche dell'organizzazione criminale. Era stata inoltre riaffermata la centralità del capoluogo siciliano rispetto ai poteri della provincia, sviluppatasi durante l'epoca corleonese. Data spartiacque di questa transizione è il 17 novembre 2017, giorno della morte di Riina. Da quel momento, le indagini dei carabinieri, mediante intercettazioni, telecamere e servizi sul territorio, hanno documentato un'escalation di incontri tra vari esponenti apicali dei mandamenti mafiosi cittadini e della provincia. Situazione che è sfociata nell’incontro del 29 maggio 2018 tra i reggenti dei mandamenti mafiosi della provincia palermitana.
Le funzioni della Commissione
Le ragioni della riunione sono emerse da un’intercettazione di una conversazione tra Francesco Colletti, attuale capo del mandamento mafioso di Villabate, e il suo fidato autista Filippo Cusumano. Coletti ha fatto chiari riferimenti a capi mafiosi (citandone i nomi e gli incarichi) e ha parlato del ruolo centrale svolto da Settimo Mineo. Il boss ha inoltre ribadito la necessità di periodiche riunioni durante le quali i rappresentanti dei mandamenti avrebbero dovuto scegliere i vertici delle famiglie mafiose, dirimere gli eventuali contrasti tra i componenti delle varie articolazioni e sanzionare gli affiliati in caso di inadempienze o comportamenti censurabili allontanandoli temporaneamente o definitivamente dalle rispettive famiglie. Quindi, è dalle parole di Colletti che traspare che il 29 maggio 2018 è stata ricostituita la Commissione provinciale di Cosa Nostra palermitana, "la cui sola esistenza e operatività - spiegano gli inquirenti - rappresentano un gravissimo pericolo per l'ordine pubblico sul territorio dell'intera provincia".