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Desirée, gip convalida fermo per i 3 indagati: "Crudeltà senza remore"

Cronaca
Polizia scientifica in via dei Lucani, nel quartiere di San Lorenzo a Roma, dove è stato ritrovato il corpo di Desiree (FOTO: Ansa)

La decisione del gip dopo l'interrogatorio dei due cittadini senegalesi e un nigeriano bloccati a Roma e accusati dell'omicidio e della violenza sessuale della 16enne morta a San Lorenzo. Giudice: crudeltà senza alcuna remora. Uno di loro: mai sfiorata, era una bambina

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Il gip di Roma, Maria Paola Tomaselli, ha convalidato il fermo dei tre indagati per la morte e lo stupro di Desirée Mariottini, trovata morta la scorsa settimana (FOTO). Il giudice ha stabilito che i tre restano in carcere, emettendo un'ordinanza di misura cautelare. La decisione è arrivata dopo gli interrogatori di convalida e garanzia, nel carcere di Regina Coeli. Secondo il giudice, gli indagati hanno agito "con pervicacia, crudeltà e disinvoltura" mostrando una "elevatissima pericolosità e non avendo avuto alcuna remora”. Intanto a Roma si sono svolte oggi due manifestazioni per ricordare la ragazza: una dell'Anpi e una di Forza Nuova.

Il gip: hanno agito senza alcuna remora

Gli indagati hanno agito "con pervicacia, crudeltà e disinvoltura" mostrando una "elevatissima pericolosità e non avendo avuto alcuna remora”. Con queste parole il gip Maria Paola Tomaselli ha disposto il carcere per i tre cittadini accusati dello stupro e morte di Desirée. Nell’ordinanza si legge anche una frase choc che sarebbe stata pronunciata, secondo alcuni testimoni, da Brian Minteh, Alinno Chima e Yousif Salia: "Meglio lei morta che noi in galera". Il giudice scrive che i fermati "dapprima hanno somministrato alla ragazza il mix di droghe e sostanze perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali per abusarne, poi ne hanno abusato lungamente e ripetutamente, infine l'hanno lasciata abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l'evidente e progressivo peggiorare del suo stato, fino ad impedire ad alcuni dei presenti di chiamare i soccorsi per aiutarla". 

Solo uno dei tre fermati ha parlato davanti al gip

In mattinata il giudice ha ascoltato i due cittadini senegalesi di 27 anni e 43 anni e il nigeriano di 46 anni, fermati a Roma giovedì. Solo uno dei tre interrogati ha però risposto alle domande del gip difendendosi: "Io non c'entro nulla con questa storia. Non sono stato io, sono stati altri". In base a quanto si apprende, l'uomo durante l'atto istruttorio avrebbe fatto i nomi di altre persone. Nominativi su cui gli investigatori dovranno effettuare ulteriori accertamenti e verifiche. Gli altri due hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. L'avvocato del cittadino nigeriano ha spiegato che il suo assistito "ha deciso così perché non è in grado di capire di che cosa è accusato". L'uomo avrebbe però detto al legale: "Non mi sarei mai permesso neanche di sfiorare Desirée perché si vedeva che era una bambina". Nei confronti dei tre la Procura contesta i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Stessi reati contestati al quarto fermato, un cittadino ghanese, bloccato ieri, 26 ottobre a Foggia e trovato anche in possesso di 11 chilogrammi di droga.

Il quarto uomo arrestato a Foggia

Dopo i tre fermi nella giornata di giovedì per due senegalesi irregolari in Italia e un nigeriano di 40 anni con precedenti per spaccio di droga, le forze dell’ordine hanno fermato ieri, 26 ottobre, un quarto uomo. Si tratta di un 32enne ghanese che si nascondeva in una baracca nella periferia di Foggia. Gli inquirenti hanno individuato l'uomo seguendo le celle telefoniche del suo cellulare. All’arrivo degli agenti, l'uomo si è barricato in un alloggio costringendo le forze dell’ordine a forzare l'ingresso. Subito dopo la cattura è stata effettuata un'accurata perquisizione all'interno della baracca dove sono stati sequestrati 11 chili di marijuana, 194 grammi di hashish, due buste di resina per un totale di 122 grammi, e 4 dosi di metadone. Inoltre è stata trovata una pistola giocattolo e un bilancino di precisione. L’uomo sarebbe "arrivato nel Foggiano immediatamente dopo l'atroce delitto” e ha “precedenti penali specifici in materia di sostanze stupefacenti".