Un bolide rosso in Marocco, Fabio Barone tenta un nuovo record
CronacaRoma si colora di rosso per la presentazione della 458 Italia con cui correrà a ottobre nella Valle del Dadès. Il pilota: "Le curve come metafora della vita. Prima del traguardo guido in apnea"
“Se vedessi correre una Ferrari su quella strada penserei ‘Quello al volante è un folle’. Non c’è un guard rail e c’è sabbia sulla strada. Però è indubbiamente un spettacolo da vedere”. Fabio Barone, pilota Ferrari, descrive così la sua nuova impresa che punta di portare a termine a ottobre in Marocco: un record mondiale di velocità sulla strada che attraversa il canyon nella Valle del Dadès a bordo della sua “458 Italia” con motore aspirato. Un percorso lungo 8 chilometri e 800 metri fatto di salite e discese, con tratti così stretti dove può passare solo una macchina per volta. Per presentare l’impresa, sabato 21 luglio, Barone colora di rosso Cinecittà World, il parco divertimenti del Cinema e della Tv di Roma. Decine le Ferrari esposte nell'area “Antica Roma”. Sul palco del Teatro 1 di Cinecittà World, infine, spazio per l’auto con cui Barone correrà in Marocco.
“È la mia ultima gara, poi smetto”
A Sky TG24 Fabio Barone racconta che questa sarà la sua ultima gara dopo i due record mondiali di velocità messi a segno sulla Transfagarasan (la strada più bella del mondo in Transilvania) e sulla strada più pericolosa del mondo, la Tian Mein Montain Road in Cina. “Se non avessi paura sarei un folle – dice - Meglio essere timoroso. Quando ero ragazzo saltai un giorno di scuola per andare a vedere una Ferrari in un concessionario e fu amore a prima vista. Da bambino non giocavo con il pallone, cercavo sempre il brivido della velocità e a 7 anni ho iniziato a girare con i kart. La preparazione per un evento del genere parte da lontano e dura almeno un anno tra progettazione e organizzazione. Fino al momento in cui accendi la macchina per partire. L’allenamento deve essere costante, continuo e giornaliero. Devi continuamente focalizzare un obiettivo e pensare di essere lì sul traguardo”.
“Nelle ultime curve è come se fossi in apnea”
“Vivo le ultime curve come se fossi in apnea e so che prima di riprendere fiato devo fare gli ultimi metri – spiega Barone - Quando ho fatto il primo world record pensavo finisse lì. Poi il mio gruppo di lavoro, che più che team mi piace definire gruppo di amici, mi ha supportato proponendomi altri progetti”. Parli alla tua auto? “Prima e dopo la gara sì. Durante la corsa è lei che mi parla. Questo è un progetto rischioso con un livello di difficoltà tra l’8 e il 10 in una scala da 1 a 10. C’è la sabbia sull’asfalto, c'è un chilometro in discesa e c'è l’asfalto molto leso dai ghiacci e dalla neve invernale che mette a dura prova le sospensioni e le gomme che avranno grosse difficoltà ad andare in temperatura. Inoltre la montagna non è messa in sicurezza e possono cadere pietre. L’aggettivo giusto per questa pista è selvaggia. Va vissuta e guidata in quella maniera”.