Mafia, maxiprocesso Spada: le vittime disertano l'aula bunker

Cronaca
L'aula bunker di Rebibbia che ospita il maxi processo contro alcuni esponenti del clan Spada, 6 giugno 2018 (Ansa)

Chi ha subito vessazioni da parte del clan di Ostia ha scelto di non volersi costituire parte offesa. La decisione è stata presa nella prima udienza davanti alla III corte d'Assise chiamata a giudicare 24 persone. I pm: clima di "intimidazione"

Le vittime hanno disertato l'aula bunker di Rebibbia. E hanno deciso, forse per paura, di non volersi costituire parti offese nel primo maxiprocesso a carico di appartenenti al clan Spada, il sodalizio criminale che secondo i pm della Procura di Roma detta legge nella zona di Ostia. La decisione è stata presa proprio nella prima udienza davanti alla III corte d'Assise - il 6  giugno - chiamata a giudicare 24 persone. Le accuse, a vario titolo, sono: associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, usura ed estorsione.

Pm: nel litorale romano ancora "gravi problemi di sicurezza"

Per i pm, il fatto che le vittime abbiano deciso di non essere in aula, conferma che nella zona del litorale romano "permangono gravi problemi di sicurezza legati a un contesto criminale mai placato". Una sorta di clima di "intimidazione" che ha portato i rappresentati dell'accusa a dire "no" alla richiesta delle difese di trasferire gli imputati in carceri di Roma e Lazio. "Si rende indispensabile - hanno spiegato i pm - il regime di alta sorveglianza cui sono sottoposti la maggior parte dei 24 finiti a processo". 

Fra gli imputati anche Roberto Spada

Tra gli imputati ci sono anche i presunti capi clan, a partire da Carmine e Roberto Spada, quest'ultimo già sotto processo per l'aggressione al giornalista Daniele Piervincenzi avvenuta a Ostia il 7 novembre 2017. I due sono inoltre accusati di essere i mandanti del duplice omicidio Galleoni-Antonini del 2011. Un evento che per i pm segna il tramonto del potere criminale dei Baficchio e l'"ascesa del clan Spada" a Ostia.

Il maxiprocesso dopo il blitz di gennaio 

I giudici hanno ammesso come parti civili il Comune di Roma e la Regione Lazio oltre che le associazioni Antonino Caponnetto, Libera e Ambulatorio antiusura onlus. Il maxiprocesso è il risultato di un’attività di indagine durata anni e culminata con il blitz del 25 gennaio scorso che portò all'arresto di 32 persone. Per i pm, che hanno chiesto ed ottenuto il giudizio immediato, si è in presenza di un  gruppo mafioso che ha messo in atto una vera e propria aggressione al territorio. "Una associazione a delinquere - scriveva il gip nell'ordinanza di arresto - che ha provocato un profondo degrado", nella zona di Ostia "consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi dei beni primari". Una mafiosità che poggia la "sua potenza sull'organizzazione a base familistica e sulla ripartizione delle competenze".

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