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Caso Uva, assolti in appello i carabinieri e gli agenti di polizia

Cronaca
Foto Ansa

Resta senza colpevoli la morte dell'operaio deceduto 10 anni fa dopo una notte in caserma. I giudici confermano la sentenza di primo grado. L'accusa chiedeva 13 anni per i militari e 10 e mezzo per i poliziotti. La nipote: "Dieci anni che infangano il nome dello zio"

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La corte d'Assise d'appello di Milano, confermando il verdetto di primo grado, ha assolto i due carabinieri e i sei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l'operaio deceduto in ospedale nel 2008 a Varese dopo aver passato una notte in caserma. Le accuse erano di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. "Dieci anni che infangano il nome dello zio", ha urlato in aula la nipote di Giuseppe Uva, Angela, subito dopo la lettura della sentenza.

Le tesi di accusa e difesa

Secondo l’accusa, che aveva chiesto di condannare a 13 anni i due militari e a 10 anni e mezzo i sei agenti, la morte dell'operaio fu una conseguenza delle "condotte illecite" degli imputati insieme ad altre cause, tra cui una sua pregressa patologia cardiaca. Comportamenti scaturiti dalla decisione dei due carabinieri di "dare una lezione" al 43enne, che si sarebbe vantato di una presunta relazione sentimentale con la moglie di uno dei due. Diversa la tesi dei difensori degli imputati, che hanno sostenuto che non vi fu quella sera "nessuna macelleria, nessuna azione di violenza" e che l'accusa "è stata gonfiata" per effetto "di un aspetto mediatico e televisivo che ha spettacolarizzato la vicenda".

La vicenda

Giuseppe Uva, operaio di 43 anni, era stato fermato da due carabinieri il 14 giugno 2008 mentre stava spostando delle transenne dal centro di Varese. Fu portato in caserma e infine trasportato con trattamento sanitario obbligatorio all'ospedale di Circolo di Varese, dove morì la mattina successiva per arresto cardiaco. Secondo la sorella dell’uomo Uva avrebbe subito violenze da parte delle forze dell'ordine, e la donna aveva quindi presentato un esposto alla Procura di Varese da cui era scaturito il rinvio a giudizio e il processo per i due carabinieri e i sei poliziotti. Ad assistere la donna nell’esposto era stato Fabio Anselmo, il legale che si è già occupato del caso Cucchi e della morte a Ferrara di Federico Aldrovandi. Nell'aprile 2016 la sentenza di primo grado aveva assolto gli imputati, ma la sorella di Uva, Lucia, aveva detto di "voler continuare la nostra battaglia".