Isola d'Elba, vice prefetto arrestato dalla Guardia di finanza

Cronaca
Foto d'archivio

In manette anche un membro di una famiglia ritenuta della 'ndrangheta che opera in Piemonte, considerata mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia. Tra le accuse: associazione a delinquere e porto abusivo di esplosivi

Il vice prefetto reggente l'ufficio della prefettura dell'Isola d'Elba, Giovanni Daveti, è stato arrestato dalla Guardia di finanza. Durante l’operazione è finito in manette anche un altro uomo, membro di una famiglia ritenuta della 'ndrangheta che opera in Piemonte e considerata mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia. I due arrestati sono ritenuti i capi di una banda dedita a frodi fiscali e alla detenzione di esplosivi per compiere intimidazioni e altri reati. Arresti domiciliari sono scattati anche nei confronti di altre sette persone.

La "vendetta" del vice prefetto

Il vice prefetto Daveti risulterebbe coinvolto "in plurimi contesti illeciti, comunque in alcun modo connessi con il ruolo e le funzioni istituzionali ricoperte". Tra l'altro, ritenendosi vittima di una truffa immobiliare, avrebbe pianificato con un amico livornese una "vendetta": avrebbe dato incarico a un complice di trovare l'esplosivo da usare contro la vettura di famiglia del suo presunto truffatore. Gli ordigni - 4 cariche confezionate in modo da essere fatte brillare a distanza con un telecomando - sono stati intercettati dalla Gdf il 16 novembre vicino al porto di Livorno, in un'auto con a bordo uno degli indagati, arrestato e ai domiciliari.

Le frodi fiscali

Un'altra delle accuse contestate al vice prefetto è che - dopo un accertamento tributario in cui aveva ricevuto cartelle esattoriali per 115mila euro - avrebbe chiesto aiuto al pregiudicato, ritenuto affiliato alla 'ndrangheta, per abbattere il debito sfruttando, in compensazione, crediti Irpef inesistenti creati ad arte per compilare i modelli unificati di pagamento F24. Le indagini avrebbero accertato che queste compensazioni non erano un caso isolato, ma erano usate in tutta l'organizzazione: nel periodo 2016/2017 avrebbero consentito ad altre 7 persone di ottenere, con le stesse modalità, l'abbattimento dei propri debiti nei confronti del fisco, per un valore complessivo di circa un milione di euro. In un caso questo sistema avrebbe avvantaggiato un'imprenditrice di Faenza (Ravenna), moglie di un membro della banda, per quasi 175mila euro. Oltre a un 22% per il "servizio" ottenuto, secondo le indagini, chi usufruiva di questo sistema doveva versare anche un ulteriore 8% a titolo di commissione da riconoscere al vice prefetto per il suo ruolo di intermediario.

Le accuse

Le indagini, che coinvolgono una trentina di persone, sono scattate dopo un controllo per abusi edilizi all'isola d'Elba. L'altra persona arrestata oltre al vice prefetto, è un uomo di 61 anni già finito più volte in manette per associazione di stampo mafioso e considerato esponente di spicco di un clan della 'ndrangheta. È il fratello di colui che è ritenuto il mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia (avvenuto nel 1983) e risulta affiliato a una delle più note cosche di 'ndrangheta operanti nel territorio piemontese e, più in generale, nel Centro-Nord Italia e all'estero. Le altre persone coinvolte sono un commercialista torinese di 50 anni, due livornesi di 41 anni e 53 anni, tre persone originarie della provincia di Ravenna e un trentottenne di Trani (Bari). Sono tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere, porto abusivo di esplosivi detenuti per compiere un atto di intimidazione, indebita compensazione di debiti tributari con crediti inesistenti, contrabbando di 9 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici, anche mediante falso in documenti pubblici informatici. I finanzieri hanno eseguito decine di perquisizioni nelle province di Livorno, Torino, Asti, Padova, Ravenna Forlì, Pisa, Pistoia, Campobasso, Napoli, Salerno, Lecce e Brindisi.

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