Milano, detenuto a rischio radicalizzazione evade dall’ospedale

Cronaca
L'ospedale Fatebefratelli (Foto archivio Ansa)
fatebenefratelli

L’uomo, un 43enne di origine tunisina, stava scontando una pena legata al traffico internazionale di droga. Era stato ricoverato al Fatebenfratelli dopo aver ingoiato una lametta e sarebbe scappato da una finestra. Si era autoproclamato imam

Un detenuto del carcere Opera di Milano, un 43enne di origine tunisina sotto osservazione dal 2014 perché sospettato di essere in via di radicalizzazione islamica, è riuscito a scappare dall’ospedale Fatebenfratelli dove era stato ricoverato dopo aver ingoiato una lametta da barba. Il Dap ha diffuso la sua fotografia e sono scattate le ricerche a livello internazionale da parte del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Del caso si sta occupando anche il pm Alberto Nobili, a capo del pool antiterrorismo milanese.

La fuga dalla finestra dell’ospedale

L’uomo, identificato come Ben Mohamed Ayari Borhane, si era autoproclamato imam e per quanto riguarda il rischio radicalizzazione è considerato un "livello 1", il più basso, assegnato ai soggetti che pregano e invitano gli altri detenuti a fare altrettanto. Il 43enne stava scontando una pena per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga e, a quanto si apprende, nel carcere di Opera era stato coinvolto in vari episodi di oltraggi e colluttazioni e ha avuto comportamenti scorretti verso la polizia penitenziaria. Pur essendo controllato da una scorta di tre agenti, sarebbe riuscito a fuggire da una finestra basculante dell’ospedale.

Chi è il detenuto evaso

Secondo quanto si apprende, l’uomo, residente nelle Marche, si era sposato in Tunisia con una donna italiana e non sarebbe rimasto in buoni rapporti con la moglie perché lei durante la detenzione gli avrebbe impedito di vedere la figlia.

I numeri dei detenuti a rischio radicalizzazione

Secondo l'ultimo rapporto dell'associazione Antigone, delle circa 20mila persone straniere detenute nelle carceri italiane, sono circa 8mila coloro che praticano la religione islamica e nel 2017 quelli sotto osservazione per radicalizzazione sono aumentati rispetto al 2016: 506 contro 365. Questi detenuti sono monitorati dal Dap con tre livelli di allerta: alto, medio e basso. 242 sono oggetto di un alto livello di attenzione (il 32% in più del 2016), 150 di un livello medio (il 100% in più del 2016) e 114 di un livello basso (nel 2016 erano 126). Tra coloro che rientrano nel livello alto, 180 sono in carcere per reati comuni e 62 perché sospettati o condannati per reati connessi al terrorismo islamico. Questi ultimi sono in regime di alta sicurezza e si trovano principalmente nelle carceri di Sassari (26), Rossano (19) e Nuoro (11), dove è stata creata anche una sezione femminile (con 4 detenute).

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