Si allarga l'inchiesta sulla tragedia dell'hotel, travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti: avvisi di garanzia per Luciano D'Alfonso e i suoi predecessori, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi. Le ipotesi di reato sono omicidio e disastro colposo
L'allargamento dell'inchiesta
I primi ad essere iscritti nel registro degli indagati, tre mesi dopo la tragedia, sono stati il presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli, Bruno Di Tommaso, gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della società "Gran Sasso Resort & Spa", Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della provincia di Pescara. Il 23 novembre scorso a questi nomi si sono aggiunti altri 23 avvisi di garanzia, tra cui quelli per Francesco Provolo, ex prefetto di Pescara, Leonardo Bianco e Ida De Cesaris, rispettivamente ex capo di gabinetto e dirigente della Prefettura del capoluogo adriatico, e altri politici e funzionari di vari enti del territorio – Regione e provincia di Pescara - preposti al controllo.
I reati ipotizzati
I reati ipotizzati dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.