Chi è Antonello Montante, ex presidente di Sicindustria

Cronaca

Stefania Trapani

Antonello Montante (Ansa)

Per anni l'imprenditore di Caltanissetta si è presentato come paladino dell'antiracket: fu lui a proporre il rating antimafia per le imprese. È ora accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione

Antonello Montante per anni ha fatto suo il codice etico di Confindustria. Protagonista della svolta antiracket degli industriali siciliani e paladino di quel coraggioso “chi non denuncia è fuori dall’associazione”, ha denunciato lui stesso alla magistratura casi di corruzione e illegalità in Sicilia.
Il suo impegno contro la mafia dei colletti bianchi spicca il volo nel 2008 quando l’allora capo di Confindustria Caltanissetta viene nominato Cavaliere del Lavoro. Antonello Montante proprio in quel periodo dichiarò: “C’è una mafia raffinata, silente, più pericolosa perché vuole che determinate cose non si verifichino e che blocca l'economia". Già vicepresidente vicario di Confindustria Sicilia con l'incarico di delegato nazionale per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio, nel 2012 viene eletto all’unanimità capo di Sicindustria. È sua la proposta del rating antimafia per le imprese: un codice che avrebbe dovuto regolare il comportamento delle aziende, prevedendo l'obbligo di denuncia e la sanzione dell'espulsione.
Un curriculum che testimonia un impegno coraggioso sul piano personale e istituzionale contro la piaga della corruzione in Sicilia.

Il primo avviso di garanzia

Un bluff? Una strategia per mascherare con la sua immagine antimafia pratiche di autentico malaffare?
Il 22 gennaio di due anni fa Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante. Accuse che Montante respinge, categoricamente.
Ci sono le dichiarazioni di Salvatore Dario DI Francesco, un pentito che ha raccontato come il boss Arnone avrebbe fatto di tutto affinché Montante venisse eletto Presidente di Sicindustria.
Ma non sarebbe per questo che Montante oggi è finito ai domiciliari. Perché oggi le accuse di mafia rivolte all’attuale presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi di Confindustria Nazionale finiscono sullo sfondo, offuscate dai presunti favori (regali costosi e assunzioni) fatte ad alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine in cambio della loro fedeltà.
In sostanza li avrebbe corrotti e usati per spiare le indagini a suo carico (da qui le accuse di accesso abusivo a sistemi informativi, favoreggiamento, rivelazione di notizie riservate a carico delle cinque persone indagate con Montante).

Una rete di spionaggio, secondo gli inquirenti

A prova di ciò ci sono i dossier su magistrati, politici, esponenti della società civile che gli inquirenti hanno trovato in una stanza segreta durante una perquisizione nella villa di Montante a Serradifalco. Tutto ciò accadeva nel gennaio del 2016.
Montante avrebbe così creato una vera e propria centrale occulta di potere, secondo la polizia. Cruciali le dichiarazioni fornite agli inquirenti da due imprenditori un tempo vicini a Montante: l’ex assessore regionale Marco Venturi e l’ex presidente dell’Irsap Alfonso Cicero. Rivelazioni– secondo quanto riporta la Questura – che hanno contribuito a fare luce sulla rete di relazioni che Montante era riuscito a creare per la sua presunta attività illecita di spionaggio che adesso la Procura di Caltanissetta gli contesta.
Di questo si parla nel provvedimento cautelare, dove non si menziona la mafia. Ecco perché non è scattato l’arresto. Ecco perché Montante non è finito in carcere.

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