In Italia un minore su 10 in povertà assoluta, 1 su 3 non usa internet
CronacaIl rapporto di Save the Children "Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia" per la campagna "Illuminiamo il Futuro", descrive la situazione dei bambini fra disagio familiare, scarse opportunità educative e assenza di spazi per attività sportive
Un bambino su dieci vive in povertà assoluta: quasi 1 milione e 300 mila, il 12,5% del totale. Oltre la metà non legge un libro, quasi uno su tre non usa Internet e più del 40% non fa sport. Questa la situazione dei minori in Italia in un rapporto di Save the Children dal titolo "Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia", diffuso per il lancio della campagna “Illuminiamo il Futuro”.
Disagio e povertà
Disagio familiare, scarse opportunità educative e assenza di spazi per svolgere attività sportive e culturali (nonostante nel Paese siano molti i luoghi abbandonati che potrebbero essere recuperati per questi scopi) ostacolano l’emancipazione dei minori. Lo denuncia la Ong, secondo cui i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi cinque volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti.
La resilienza dei ragazzi
Ci sono però anche ragazzi e ragazze “resilienti” che raggiungono ottimi livelli di apprendimento anche provenendo da famiglie in difficoltà. Nelle regioni del nord più di un minore su tre è resiliente, arrivando quasi a uno su due in Veneto e in Lombardia. Al Centro tra il 20% e il 30% mentre al Sud e nelle Isole cala sotto la soglia di uno su cinque, con Calabria e Sicilia in fondo alla classifica. Se ai livelli minimi in matematica e lettura si aggiungono anche quelli in scienze, la percentuale di quindicenni resilienti in Italia si abbassa al 20%: è tra le più basse in Europa, migliore solo rispetto a Lituania, Malta, Lussemburgo, Slovacchia, Grecia, Ungheria, Bulgaria e infine Romania, con valori che vanno dal 19% al 6%.
Cosa favorisce e cosa ostacola la resilienza
L'aver frequentato un asilo nido, una scuola ricca di attività extracurriculari e dotata di infrastrutture adeguate o caratterizzata da relazioni positive tra insegnanti e studenti sono tra i fattori che aiutano i ragazzi a emanciparsi dalle situazioni di disagio sociale ed economico, secondo il rapporto di Save the Children. Al contrario per i minori le probabilità di sviluppare percorsi di resilienza si riducono tra il 30% e il 70% se vivono in contesti con alti tassi di criminalità minorile e dispersione scolastica e di quasi due volte se risiedono in aree dove la disoccupazione giovanile è più alta della media nazionale. L’ambiente in cui si vive ha un ruolo decisivo nella riduzione delle diseguaglianze di origine. Nel nostro Paese, secondo i dati, un quindicenne su cinque non raggiunge le competenze minime in lettura e in matematica; quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi prima del tempo; circa la metà degli alunni non usufruisce della mensa a scuola, il tempo pieno è assente da sette classi delle scuole primarie e da nove classi delle scuole secondarie su 10, mentre appena un bambino su dieci frequenta l'asilo nido o un servizio per la prima infanzia.
“Un Paese vietato ai minori”
"L'Italia è un Paese vietato ai minori, dove assistiamo all'abbandono e al degrado in cui versano tantissimi spazi pubblici, che invece potrebbero fare la differenza ed essere utilizzati dai bambini e dai ragazzi che vivono in contesti svantaggiati per svolgere attività sportive, artistiche e culturali", dice Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. "Dobbiamo fare di tutto per restituire ai minori questi luoghi e per incentivare la loro capacità di resilienza, la loro volontà e determinazione a nuotare contro corrente e a spezzare così finalmente il circolo vizioso della povertà".