Casamonica, l’ascesa al potere di uno dei clan più potenti di Roma

Cronaca

Ketty Riga

Un'immagine del funerale show di Vittorio Casamonica, nell'agosto 2015 (Archivio Ansa)

Venuti dall'Abruzzo negli anni ’60, hanno conquistato la Capitale grazie all'usura, allo spaccio e alla violenza. Amanti del lusso, l'ultimo raid un mese fa quando hanno pestato il gestore di un bar e una donna disabile

Usura, truffe, traffico di sostanze stupefacenti e di veicoli. Arrivano a Roma dall’Abruzzo, negli anni sessanta. Fanno affari con la 'Ndrangheta, la Camorra e la Banda della Magliana. I matrimoni sono l'occasione per imparentarsi con altri clan locali: i Fasciani, i Senese, gli Spada, i Di Silvio. E in poco meno di 50 anni riescono a conquistare la Capitale. Soprattutto la zona est della città: quella che oltre la basilica di San Giovanni in Laterano, seguendo la via Appia Nuova e la Tuscolana, attraversa i popolosi quartieri del Tuscolano, di Don Bosco, di Cinecittà e della Romanina fino a raggiungere i Castelli Romani. Nel 2000 i Casamonica sono ormai uno dei gruppi criminali più potenti di Roma. Possono contare su un patrimonio – stimato dagli inquirenti – in decine di milioni di euro e un esercito di un migliaio di uomini. Dove anche le donne ricoprono ruoli di rilievo, come emerso da alcuni arresti tra il 2012 e il 2013 che mostrarono come proprio le donne della famiglia gestivano lo spaccio soprattutto nell’area della Romanina.

 

Nessun pentito

Negli anni il clan è coinvolto in diverse operazioni delle forze dell’ordine che procedono con arresti, demolizioni di immobili abusivi e sequestri di beni. Ma la famiglia riesce lo stesso a prosperare e a mantenere il proprio potere sul territorio. Mentre i legami familiari consentono la massima riservatezza: nessun pentito spiffererà segreti e affari del gruppo. Una vocazione al silenzio che stride con un tratto caratteristico dei Casamonica: il gusto per il lusso. Tra i beni sequestrati ci sono Ferrari, Rolls Royce e Bentley. Ma anche ville inaccessibili, costruite tra case popolari, arredate con oro e marmo. Un lusso da ostentare durante i matrimoni, i fidanzamenti, i funerali.

 

Il funerale faraonico

È l'agosto del 2015 quando questo sfarzo viene allo scoperto con le esequie show di Vittorio Casamonica nella chiesa di Don Bosco – al Tuscolano -  con tanto di carrozza d'epoca trainata da sei cavalli, petali di rosa lanciati da un elicottero, corteo funebre composto da circa 200 auto, musica de Il Padrino. Sull'immagine del defunto campeggia la scritta “Re di Roma”. Il messaggio su chi comanda in città è chiaro. L'Italia conosce per la prima volta il potere dei Casamonica; ma i diretti interessati cercano di sminuire l’evento, consapevoli che la notorietà può intralciare i loro affari. E aumentare la presa delle forze dell’ordine nei loro confronti. L'allora prefetto di Roma Franco Gabrielli parlando della mappa criminale di Roma in Commissione Antimafia ricostruisce i legami della 'Ndrangheta con i Casamonica stretti per riciclare il denaro tramite l'acquisizione di immobili e negozi, mentre il precedente procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti definisce i Casamonica "certamente una cosca criminale, espressione di criminalità organizzata".

 

Scia di violenza

A distanza di 3 anni da quel funerale faraonico, il clan torna a far parlare di sé. In quello stesso pezzo di città, Roma est, incastrato tra Romanina e Anagnina, due esponenti del clan mettono a segno un vero e proprio raid in un bar pestando il gestore e una donna perché pretendevano di essere serviti prima di tutti. Perché quello è territorio loro, è regno di questa "famiglia" di sinti, nomadi italiani, venuta dall'Abruzzo negli anni' 60 con fame e roulotte e diventata una temuta organizzazione criminale. Un potere imposto anche con la violenza. Quando occorre a suon di pestaggi: d’altronde il legame tra i Casamonica e il pugilato è di lunga data. Come quel Marco “er pugile” non meglio identificato che picchiò il dipendente di una concessionaria per recuperare un prestito di Enrico Nicoletti, presunto cassiere della Banda della Magliana. Oppure Romolo Casamonica, campione olimpionico di pesi welter a Los Angeles nel 1984 finito poi agli arresti domiciliari per una vicenda di minacce e assegni a vuoto.

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