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Naufragio Norman Atlantic, chiuse le indagini per 32 indagati

Cronaca
Il relitto del traghetto Norman Atlantic

L'incidente avvenne il 28 dicembre 2014 per un incendio a bordo.  I morti furono 12 e 64 i feriti mentre 19 passeggeri, degli oltre 500, risultano ancora dispersi. I reati contestati: cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime

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La Procura di Bari ha chiuso le indagini nei confronti di 32 indagati (30 persone fisiche e due società) sul naufragio della Norman Atlantic, in cui sono morte 12 persone e 64 sono rimaste ferite. Diciannove passeggeri degli oltre 500, risultano ancora dispersi. Sono contestati, a vario titolo, i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime.

Le indagini

Il naufragio della Norman Atlantic avvenne al largo delle coste albanesi la notte del 28 dicembre 2014 dopo un incendio scoppiato a bordo. Dagli accertamenti della Capitaneria di Porto di Bari, coordinati dal pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, sono emerse una serie di negligenze, soprattutto sulla valutazione dei rischi e sulla organizzazione delle operazioni di evacuazione della nave. Numerosi gli accessi degli inquirenti a bordo del relitto (FOTO), ormeggiato dal febbraio 2015 nel porto di Bari, e tuttora sottoposto a sequestro probatorio. Nel corso degli anni il numero degli indagati è salito da 18 a 32: il legale rappresentante della Visemar (società proprietaria del traghetto) Carlo Visentini, i due legali rappresentanti della greca Anek Lines (noleggiatrice della motonave), il comandante Argilio Giacomazzi e 26 membri dell'equipaggio. A sei componenti del personale di bordo si contesta anche di aver abbandonato la nave prima che tutti i passeggeri fossero in salvo.

L'incendio e il naufragio

L'incendio sarebbe partito, intorno alle 3 di notte, da un camion frigo posizionato al ponte 4. Stando all'ipotesi accusatoria sarebbe mancato un piano di carico dei 128 tir a bordo (di cui circa 60 frigo) che quindi sarebbero stati disposti sui ponti in maniera approssimativa, senza rispettare la distanza tra i mezzi e la disponibilità di prese di corrente, costringendo gli autotrasportatori a tenere i motori accesi. Le operazioni di spegnimento sarebbero state attivate troppo tardi, con l'allarme lanciato circa 20 minuti dopo il primo avvistamento di fumo, quando ormai le fiamme avevano raggiunto gli altri ponti senza più possibilità di domarle.

Morti assiderati in mare

Fra le violazioni accertate ce n'è anche una relativa alle scialuppe. Per salire sulle lance di salvataggio erano state montate passerelle senza sufficienti protezioni che evitassero la caduta in mare. Quasi tutte le vittime sono morte per assideramento seguito da annegamento, tranne un corpo mai identificato, forse appartenente ad un adolescente clandestino, trovato carbonizzato all'interno del relitto. Per sei vittime è stata accertata la caduta in mare mentre salivano a bordo delle scialuppe e, per questo, i magistrati hanno ipotizzato responsabilità specifiche nei confronti del personale dell'equipaggio che avrebbe dovuto vigilare sulle fasi di evacuazione, sull'uso dei giubbotti salvagente ed evitare confusione e panico tra i passeggeri.