Gip: "anomala" rinuncia Stasi a eredità, ma dai Poggi denuncia tardiva

Cronaca
Il gip ha archiviato la posizione di Stasi a causa della tardiva denuncia della controparte (archivio Ansa)

La famiglia di Chiara ha accusato il giovane (condannato in via definitiva per il delitto di Garlasco) di non aver accettato per non pagare il dovuto risarcimento milionario. Il giudice ha archiviato l'indagine ma ha definito il comportamento "certamente anomalo"

La rinuncia di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l'omicidio di Chiara Poggi, all'eredità del padre è stato comportamento "certamente anomalo". Lo ha stabilito il gip di Milano, Natalia Imarisio, nella disposizione di archiviazione dell'indagine nella quale l'ex studente bocconiano era accusato di avere rinunciato all'eredità del padre Nicola, morto nel 2013, per sottrarsi al risarcimento di un milione di euro a favore della famiglia Poggi.

Denuncia tardiva dei Poggi

Stasi rispondeva in concorso con la madre, gli zii, di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice per via della ipotizzata "fraudolenta operazione" che avrebbe portato al mancato versamento monetario alla famiglia della vittima dell'omicidio commesso a Garlasco nell'agosto 2007. Il presunto comportamento era oggetto di una denuncia presentata dai Poggi per ottenere la somma che avrebbe permesso loro di rifondere gli avvocati e i consulenti tecnici che li hanno seguiti a partire da quando fu uccisa Chiara. Secondo la denuncia dei Poggi, Stasi avrebbe evitato di dichiarare di accettare l'eredità entro 40 giorni dalla chiusura dell'inventario, facendo decadere di proposito il suo diritto senza una rinuncia espressa. Un fatto definito dal gip "certamente anomalo" che non poteva spiegarsi "con una totale dimenticanza dovuta alle condizioni di stress in cui versava Stasi (come allegato dalla difesa), risultando anzi sospetto proprio per la coincidenza temporale con quella grave pendenza giudiziaria che appunto, e ben giustificatamente, i pensieri di Alberto Stasi doveva costantemente occupare e che avrebbe potuto comportare anche una pesante condanna risarcitoria in favore delle parti civili". Per questo, ha scritto il giudice, la mancata accettazione dell'eredità "appare verosimilmente come l'ultimo tassello di una raffinata serie di atti". Nonostante ciò, il gip ha disposto l’archiviazione del procedimento a causa della tardività della querela della famiglia Poggi. Il magistrato ha inoltre stabilito che "risulta fuori dal perimetro di possibile rilevanza penale" la vendita della villa degli Stasi a Spotorno, cessione "regolarmente disposta" dall'unico proprietario dell'immobile, cioè la madre di Stasi, Elisabetta Ligabò. Nel proprio esposto, la famiglia Poggi, aveva fatto notare che la vendita dell'immobile era avvenuta nel gennaio del 2017, ovvero subito dopo il fallimento della mediazione tra le parti.

Archiviata anche l'accusa di falsa dichiarazione a pubblico ufficiale

Nel provvedimento di archiviazione, il gip ha osservato che "nel giudizio civile le parti risultano a un passo dal trovare l'accordo” ma, a quanto si apprende da fonti legali, la trattativa è saltata nel gennaio scorso perché i Poggi hanno rifiutato l'offerta degli Stasi. Offerta che comprendeva la casa di Garlasco dei familiari del detenuto e 400mila euro, contando anche i soldi guadagnati da Alberto col suo lavoro nel carcere di Bollate. L'indagine chiusa con un'archiviazione perché reputata "tardiva" era nata proprio da una denuncia dei Poggi che lamentavano "non certo immotivatamente - ha scritto il giudice - la pervicace sottrazione di Alberto Stasi all'adempimento dei suoi obblighi". Il gip ha infine archiviato le accuse di falsa dichiarazione a pubblico ufficiale perché le dichiarazioni al notaio di Stasi in relazione all'eredità del padre non sono "tali – ha scritto Imarisio - da poter essere agevolmente qualificate come dolosamente temerarie e, anzi, forse suggerite già all'epoca a Stasi da chi gli aveva fornito consulenza". Oltre ad archiviare l'indagine il gip Imarisio non ha accolto la richiesta della difesa di Stasi di trasmettere gli atti in Procura, ipotizzando il reato di calunnia nei confronti dei Poggi per via di alcune "deduzioni" esposte nella denuncia presentata tempo fa, "trattandosi evidentemente - ha concluso il magistrato - di legittima esposizione all'autorità giudiziaria di fatti pacificamente lesivi dei loro diritti patrimoniali e, almeno di massima, pacificamente corrispondenti al vero".

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