"Torturatori ai vertici della polizia", bufera su pm del G8 Zucca

Cronaca
Il pm di Genova Enrico Zucca in una foto d'archivio

Pg della Cassazione e Csm hanno avviato accertamenti sulle dichiarazioni del magistrato che ha accostato i fatti del G8 di Genova alla morte di Giulio Regeni. Durissimo il capo della Polizia Franco Gabrielli, che parla di "accuse infamanti"

Sono diventate un caso le parole del sostituto procuratore generale di Genova Enrico Zucca. Il pm, uno dei magistrati del processo sulle violenze della polizia nella scuola Diaz durante il G8 del 2001, ha fatto un parallelismo tra i torturatori di Giulio Regeni e le violenze di 17 anni fa: “I nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all'Egitto di consegnarci i loro torturatori?”, ha detto. Il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha avviato degli accertamenti nei confronti di Zucca, mentre il capo della Polizia Franco Gabrielli ha tuonato: "Arditi parallelismi e infamanti accuse". Critiche anche da Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm: quella del pm di Genova, ha affermato, “è stata una dichiarazione impegnativa con qualche parola inappropriata”. Zucca non ha però fatto marcia indietro: ""Noi violiamo le convenzioni, è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici".

Zucca non ritratta

Zucca non ha voluto ritrattare le sue parole e anzi ha rincarato: "La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica e queste cose le ho dette e scritte anche in passato. Il governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell'esecuzione di una sentenza", ha ribadito Zucca. E sugli accertamenti avviati dall'organo di autogoverno della magistratura, ha aggiunto: "È normale e doveroso, quando succedono queste cose, che Csm e ministero si accertino sui fatti".

Gabrielli: "Chiediamo rispetto"

Il capo della polizia Franco Gabrielli ha commentato le prime frasi di Zucca durante un'iniziativa ad Agrigento in ricordo di Beppe Montana, il capo della Catturandi di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985. "In nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita, chiediamo rispetto", ha detto. Il capo della polizia ha sottolineato che chi ha compiti di responsabilità e funzioni pubbliche è chiamato a esercitarle con "onore e disciplina", a dare l'esempio e a essere credibile. "L'esempio - ha detto - ha una forza rivoluzionaria e dirompente". Poi, ricordando "i tantissimi troppi colleghi delle forze di polizia, magistrati, imprenditori, sindacalisti, rappresentanti delle pubbliche amministrazioni che hanno pagato con la loro vita quel loro impegno", ha aggiunto: "Mi risuonano ancora più oltraggiose le parole di chi ha detto che ai vertici della polizia ci sono dei torturatori. Noi facciamo i conti con la nostra storia ogni giorno, noi sappiamo riconoscere i nostri errori. Noi, al contrario di altri, sappiamo pesare i comportamenti. Ma, al contrario di altri, ogni giorno i nostri uomini e le nostre donne garantiscono la serenità, la sicurezza e la tranquillità. E in nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita, chiediamo rispetto, e gli arditi parallelismi e le infamanti accuse qualificano soltanto chi li proferisce".

Legnini: "Giudizio inappropriato"

Il vicepresidente del Csm Legnini, invece, ha espresso "stima e fiducia ai vertici delle forze di polizia" in apertura del plenum, auspicando che il nodo dei "limiti e delle modalità di esternazione dei magistrati" sui procedimenti a loro affidati "possa essere in qualche modo affrontato" dal gruppo di lavoro che si sta occupando della comunicazione istituzionale degli uffici giudiziari. Le dichiarazioni di Zucca sulla vicenda Regeni, ha aggiunto, sono "rappresentative di tale esigenza": perchè con quelle dichiarazioni il pm "è intervenuto facendo riferimento a un procedimento di cui si è occupato con impegno e professionalità e a un altro delicato e importante procedimento della procura di Roma". Il magistrato, secondo Legnini, ha espresso "un giudizio inappropriato sulla polizia di Stato".

Il precedente

Qualche anno fa il pm di Genova Zucca era stato protagonista di una vicenda simile. Anche allora in un dibattito pubblico il magistrato aveva duramente criticato l'operato della polizia con riferimento al G8 di Genova: lo fece parlando di una "totale rimozione" di quelle vicende e del rifiuto per anni da parte della polizia italiana, diversamente da quelle straniere, di "leggere se stessa" per "evitare il ripetersi" di errori. L'allora capo della polizia Alessandro Pansa ritenne lesa l'onorabilità del Corpo. Per questo sollecitò l'avvio di un'azione disciplinare al ministro della Giustizia e trasmise la lettera con le sue lamentele anche al Csm. Un'iniziativa che fece infuriare i consiglieri togati di Area, che chiesero al Csm un intervento di segno contrario: un intervento a tutela del magistrato. Quell'intervento alla fine non ci fu, ma a distanza di oltre un anno da quella diatriba, nel novembre del 2016, il Csm archiviò la lettera di Pansa. Lo fece inserendola in un ordine del giorno, che solitamente contiene le pratiche minori e di routine e che di norma viene votato tutto insieme in blocco. Succinta la motivazione, comune a due esposti che riguardavano vicende e magistrati differenti: "Non ci sono provvedimenti di competenza del Csm da adottare". Anche a livello disciplinare la vicenda non ha avuto esiti per Zucca: agli atti della Sezione disciplinare del Csm non risulta alcun procedimento a carico del magistrato.

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