Caporalato, in Italia il 50% dei braccianti è ancora in nero

Cronaca
Le ispezioni effettuate nelle campagne italiane nel 2017 sono state 7.265 (archivio Fotogramma)

È quanto rivela il rapporto annuale dell'Ispettorato nazionale del lavoro secondo cui i braccianti in nero attivi nelle campagne italiane sono stati 3.549. La Flai Cgil: "Si possono immaginare numeri meno allarmanti"

Il fenomeno del caporalato è ancora molto forte in Italia dove circa il 50% dei braccianti agricoli sono irregolari. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell'attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, relativo all'anno 2017.

Irregolare la metà dei lavoratori

Secondo i dati del rapporto, in Italia nel 2017 sono state effettuate 7.265 ispezioni che hanno portato ad accertare la presenza di 5.222 lavoratori irregolari, di cui 3.549 in nero per un tasso di irregolarità pari al 50%. Le attività di polizia giudiziaria hanno inoltre permesso di individuare 386 lavoratori agricoli vittime di sfruttamento. Significativi anche i provvedimenti di sospensione dell'attività imprenditoriali, 360, dei quali 312 sono stati revocati a seguito di regolarizzazione. "Questi dati e numeri, ancora allarmanti, ci dicono come il contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura sia elemento fondamentale per un settore che è ancora fortemente aggredito da tali fenomeni". Questo il commento di Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil nazionale sui dati diffusi nello studio dell'Ispettorato.

Rinnovare il contrasto sul territorio

Per il sindacato, il documento offre importanti dati relativi al caporalato in agricoltura, all'indomani dell'entrata in vigore delle legge 199/16 e del protocollo "Cura Legalità Uscita dal ghetto" del 2016. Secondo Galli, "alcuni numeri dimostrano anche come con le nuove norme non ci si è fermati alla sola azione repressiva, ma anche a percorsi di regolarizzazione". Il sindacato ha inoltre evidenziato che il rapporto contiene per la prima volta dati relativi all'attività ispettiva sul tema del caporalato dopo le disposizioni contenute nel Protocollo "Cura Legalità Uscita dal ghetto". Proprio quest'ultimo strumento, secondo la Flai, ha determinato una importante azione mirata di contrasto al fenomeno illegale nel settore agricolo in alcune aree del Paese. Per questo motivo l'obiettivo, sostiene il Flai, è quello di un rifinanziamento del protocollo e di un suo rilancio sui territori. "Con questo strumento e con una piena applicazione della legge 199/16 anche nelle parti relative a trasporto e collocamento – conclude Galli - potremmo immaginare un futuro Rapporto con numeri meno allarmanti per i lavoratori del settore agricolo".

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