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Chi fu Vittorio Emanuele III, re soldato che non si oppose al fascismo

Cronaca
Vittorio Emanuele III è stato re d'Italia dal 1900 a 1946 (foto: Getty Images)

Salito al trono nel 1900 a soli 31 anni, in seguito all'assassinio del padre Umberto I, fu re d'Italia fino al 1946. Domenica 17 dicembre le sue spoglie sono tornate in Italia, tra le polemiche

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Vittorio Emanuele III fu re d’Italia dal 1900 al 1946. Succeduto al padre Umberto I, ucciso in un agguato dall’anarchico Gaetano Bresci, attraversò due Guerre mondiali, vincendo la Prima, ma lasciando il Paese allo sbando durante la Seconda, a seguito dell’armistizio siglato con gli Alleati nel settembre del 1943. Il suo regno quasi cinquantennale vide l’introduzione del suffragio universale maschile nel 1912 e quello femminile nel 1945, ma anche il crollo dello Stato liberale sotto i colpi del fascismo. Il 9 maggio del 1946, abdicò in favore del figlio Umberto II e morì un anno più tardi, il 28 dicembre del 1947, ad Alessandria d’Egitto.
In questi giorni si parla di lui perché le sue spoglie sono tornate in Italia, a Vicoforte, insieme a quelle della regina Elena. Non senza polemiche, visto che la comunità ebraica ha espresso "profonda inquietudine" nel ricordare che "Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa". 

La morte di Umberto I e l'ascesa al trono

Nato a Napoli l’11 novembre del 1869, figlio di re Umberto I e Margherita di Savoia, Vittorio Emanuele sposò Elena del Montenegro nel 1896 e da lei ebbe cinque figli, quattro femmine e un maschio: Jolanda (1901), Mafalda (1902), Umberto (1904), Giovanna (1907) e Maria Francesca (1914). Il padre, re Umberto I, dopo due attentati falliti, venne assassinato in un terzo e fatale agguato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci il 29 luglio del 1900. Sul trono salì quindi Vittorio Emanuele III, che portava il nome del nonno Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia.

Le due guerre e il crollo dello Stato liberale

Vittorio Emanuele III è stato definito "Re soldato" perché sotto di lui il Paese attraversò le due Guerre mondiali. A 15 anni dall’ascesa al trono, il suo regno fu scosso dall’entrata nella Grande Guerra. Dopo aver sostenuto una posizione inizialmente neutrale, infatti, il re appoggiò l’abbandono della Triplice Alleanza con Germania e Impero austro-ungarico per schierarsi poco dopo accanto all’Intesa, formata da Francia, Gran Bretagna e Russia grazie al Patto di Londra del 1915, stipulato in segreto e firmato dall'ambasciatore a Londra Guglielmo Imperiali. L’Intesa uscì vincitrice dal Primo conflitto mondiale e con essa anche l’Italia, ma all’orizzonte si stava profilando il crollo degli Stati liberali in Europa e l’ascesa di Fascismo e Nazismo. Durante questa fase del regno di Vittorio Emanuele III, l’Italia attraversò il ventennio fascista, la dittatura di Mussolini e successivamente un nuovo sanguinoso conflitto mondiale.
Al "Re soldato" si imputa soprattutto di non aver fatto nulla per stoppare l'ascesa del fascismo e di aver accettato tutte le scelte del regime: dallo scioglimento dei partiti e dei sindacati alle leggi razziali, dall'avventura in Etiopia alla dichiarazione di guerra alla Gran Bretagna e alla Francia.

La notte dell'8 settembre

Il comportamento del sovrano durante la guerra è stato oggetto di dure critiche. Nella notte tra l’8 e il 9 settembre del 1943, il re, insieme al generale e capo del Governo Pietro Badoglio, fuggì a Brindisi, abbandonando la capitale e lasciando il Paese allo sbando. L’8 settembre fu anche annunciato l’armistizio con gli Alleati, che in realtà era già stato firmato a Cassibile il 3 settembre. Vittorio Emanuele III abdicò circa un anno dopo la fine della Seconda guerra mondiale: il trono andò al figlio Umberto II, detto "il Re di maggio", un mese prima che la consultazione referendaria trasformasse l’Italia in una Repubblica il 2 giugno del 1946. Vittorio Emanuele III si ritirò in esilio ad Alessandria d’Egitto dove morì il 28 dicembre del 1947.