Un nuovo caso di “furbetti del cartellino” scoperto dalla Guardia di finanza in provincia di Asti. L’agente, secondo le indagini, timbrava per lui e per il capo ore prima di entrare in servizio. L’accusa è truffa aggravata. Il sindaco: “Il comandante sarà sospeso”
Un nuovo caso di “furbetti del cartellino” sarebbe stato scoperto dalla Guardia di finanza a Villanova, quasi 6mila abitanti in provincia di Asti. Sotto accusa ci sono il comandante della polizia municipale e un agente. Quest’ultimo, secondo le accuse, timbrava il cartellino per poi presentarsi al lavoro un'ora dopo. E già che c'era, secondo le indagini, timbrava anche quello del suo capo, che però arrivava in ufficio due ore più tardi perché residente a Torino.
Il sindaco: “Comandante sarà sospeso”
Su mandato della procura astigiana, le Fiamme gialle hanno notificato al comandante della polizia municipale un divieto di dimora fuori dal Comune di Torino per il reato di truffa aggravata. Indagato, in concorso, il collega agente. Il Comune di Villanova d'Asti, intanto, ha fatto sapere che si costituirà parte civile nel procedimento. Il sindaco, Christian Giordano, ha annunciato anche l’intenzione di sospendere dall'incarico il comandante. “Il segretario comunale sta avviando la procedura ed entro 48 ore il comandante sarà sospeso”, ha detto.
“Abituale e sistematica condotta illecita”
“Sono dispiaciuto e amareggiato. Prendo atto delle indagini e ora ci affidiamo al corso della giustizia”, ha aggiunto Giordano. A dare avvio all'inchiesta era stata proprio una segnalazione del sindaco, che aveva notato irregolarità e discrepanze di orari tra la timbratura e l'arrivo effettivo dei due agenti. Anche questa mattina i due, nonostante la timbratura alle 7:30, avrebbero preso servizio poco prima delle 9. Il trucco del cartellino, secondo quanto ricostruito dalle Fiamme gialle, andava avanti da un paio d'anni. Le indagini avrebbero portato alla luce “l'esistenza di un'abituale e sistematica condotta illecita realizzata mediante false certificazioni delle presenze giornaliere in servizio al fine di far risultare la presenza dei pubblici ufficiali sul luogo di lavoro quando, in realtà, erano assenti”. Gli uffici dei due indagati sono stati perquisiti.