Violenza sulle donne, manifestazioni in tutta Italia. Camusso a Roma

Cronaca
Una manifestazione contro la violenza sulle donne a Roma nel 2016
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Mobilitazione indetta dalla Cgil anche contro “la depenalizzazione dello stalking, la narrativa con cui stupri e omicidi diventano un processo alle vittime”. Lo slogan: “Riprendiamoci la libertà”. Appuntamento principale nella Capitale. Appello online per pesare parole

“Riprendiamoci la libertà”. È questo lo slogan della mobilitazione nazionale indetta dalla Cgil contro la violenza sulle donne. Le manifestazioni in tutta Italia sono oltre cento. La principale si è tenuta a Roma in piazza Madonna di Loreto dove è intervenuta anche la segretaria generale Susanna Camusso.

Le manifestazioni

Le manifestazioni sono state organizzate “contro la violenza sulle donne, la depenalizzazione dello stalking, la narrativa con cui stupri e omicidi diventano un processo alle vittime”, si legge sul sito della Cgil. Nei giorni scorsi, invitando tutte a scendere in piazza, Camusso ha parlato di degrado del dibattito pubblico sulle donne. “Si torna ad antichi stereotipi – ha sottolineato – mentre la cultura dominante non riesce ancora ad acquisire i concetti di base della libertà e dei diritti. Nel frattempo si registra il paradosso di ragazze che vengono mandate a cercare lavoro in giro per il mondo, ma poi non sono libere di girare tranquillamente nelle loro città. Il degrado del dibattito pubblico si lega poi a una regressione della stessa politica che ha precise responsabilità insieme a tutti coloro che sono impegnati nel campo della comunicazione. Ormai si dà per scontato che le parole non abbiano peso. Anche l'uso sbagliato delle parole è in fondo una delle tante forme di violenza”.

L’appello per pesare le parole

Proprio l’importanza delle parole, soprattutto quando si parla di violenze sulle donne, è al centro di un appello online che in pochi giorni ha raccolto oltre 12mila firme. S’intitola “Avete tolto il senso alle parole” e chiede agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell'ordine e al mondo della scuola “un cambio di rotta nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura e nell'assunzione di responsabilità di questo dramma”. “Il linguaggio utilizzato dai media e il giudizio su chi subisce violenza, su come si veste o si diverte, rappresenta l'ennesima aggressione alle donne. Così come il ricondurre questi drammi a questioni etniche, religiose o a numeri statistici toglie senso alla tragedia e al silenzio di chi l'ha vissuta”, dice la Cgil. Che aggiunge: “La violenza maschile sulle donne non è un problema delle donne”. E l’appello si chiude con: “Chiediamo a tutt*, pesate le parole”.

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