In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

'Ndrangheta, il sindaco di Seregno ai domiciliari: "Chiarirò tutto"

Cronaca

Il politico arrestato con l’accusa di corruzione nell'inchiesta sull’infiltrazione della criminalità organizzata nell’imprenditoria e della politica locale. Alcuni cittadini a SkyTG24: "la città non ha colpa, i soldi ce li siamo guadagnati in modo onesto"

Condividi:

Ventisette misure cautelari, tra cui il sindaco Edoardo Mazza ai domiciliari con l’accusa di corruzione, e l’ombra della ‘ndrangheta che si allunga sopra Seregno, comune di quasi 50mila abitanti in provincia di Monza e Brianza. Il giorno dopo il blitz nell’ambito dell’inchiesta sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel mondo dell’imprenditoria e della politica locale, gli abitanti difendono la loro città: qualcosa ci aspettavamo, ma il paese non ha nessuna colpa.

E il sindaco promette che "chiarirà ogni cosa", come fa sapere il suo difensore, l'avvocato Antonino De Benedetti, rendendo noto che l'interrogatorio del suo assistito si terrà venerdì mattina davanti al gip monzese Pierangela Renda.

Le parole degli abitanti

Qualche segnale, sostengono alcuni abitanti di Seregno, c’era già stato: “Era già un po’ che c’erano dei casini, si sapeva che prima o poi sarebbe successo qualcosa”. Altri difendono il tessuto sociale del comune: “La figura la fa tutto il paese, mentre non ha nessuna colpa: la città è industriosa, fa fatica, i soldi non ce li siamo guadagnati con le storie che circolano adesso”. Tra gli abitanti di Seregno ci sono anche elettori del sindaco pentiti: “Io l’ho votato, perché mi sembrava una persona corretta, una novità. Invece probabilmente era un burattino nelle mani di un altro”.

Il maxiblitz

Il 26 settembre le forze dell’ordine hanno eseguito nelle province di Monza, Milano, Pavia, Como e Reggio Calabria 27 misure cautelari (21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 interdittive). I coinvolti sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale. L'inchiesta dei carabinieri, partita nel 2015, rappresenta una costola dell'indagine "Infinito", che nel 2010, sempre coordinata dalle procure di Monza e Milano, aveva inferto un duro colpo alle "Locali" 'ndranghetiste in Lombardia.