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Conti Vaticani, Milone a Sky TG24: "Mi dimisi sotto minacce arresto"

Cronaca

In esclusiva televisiva, l'ex revisore generale dei conti racconta per la prima volta la sua verità sull'improvviso abbandono del suo ruolo lo scorso giugno: "Sono stato allontanato con una messinscena. Mi hanno impedito di vedere il Papa"

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Parla di “messinscena”, di dimissioni forzate sotto la minaccia di arresto e di una Chiesa forse non pronta alla riforma delle finanze. Per la prima volta, e in esclusiva televisiva a Sky TG24, Libero Milone, ex revisore generale dei conti della Santa Sede, racconta la sua verità sulle dimissioni, date improvvisamente lo scorso giugno in circostanze poco chiare. "Non mi sono dimesso volontariamente. Sono stato minacciato di arresto. Il capo della Gendarmeria mi ha intimidito per costringermi a firmare una lettera che avevano già pronta". 

Tre mesi di silenzio

"Parlo solo ora perchè volevo vedere cosa sarebbe successo dopo le mie dimissioni del 19 giugno", premette. "In questi tre mesi dal Vaticano sono filtrate notizie offensive per la mia reputazione e la mia professionalità. Non potevo più permettere che un piccolo gruppo di potere esponesse la mia persona per i suoi loschi giochi. Mi spiace molto per il Papa. Con lui ho avuto un rapporto splendido, indescrivibile, ma nell'ultimo anno e mezzo mi hanno impedito di vederlo. Evidentemente non volevano che gli riferissi alcune cose che avevo visto. Volevo fare del bene alla Chiesa, riformarla come mi era stato chiesto. Non me l'hanno consentito". 

La replica

Immediata la replica del Vaticano che, attraverso un comunicato, spiega le ragioni del licenziamento e chiarisce le accuse a Milone: "Ha incaricato illegalmente una Società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede. Questo, oltre a costituire un reato, ha irrimediabilmente incrinato la fiducia riposta nel dottor Milone, il quale, messo davanti alle sue responsabilità, ha accettato liberamente di rassegnare le dimissioni".

Chi è Libero Milone

Libero Milone, nato in Olanda 69 anni fa, dopo anni in Deloitte, società di contabilità globale che ha un ramo anche in Italia, ne diventa presidente e amministratore delegato. Già consigliere di società italiane quotate in borsa, ricopre il suo ultimo incarico nel 2015 quando viene nominato revisore generale del Vaticano con il ruolo chiave di introdurre più trasparenza nelle finanze della Santa Sede. Una posizione creata per la prima volta da Papa Francesco con l'obiettivo di revisionare i conti del vaticano e degli enti ad esso collegati. Milone si è dimesso improvvisamente nello scorso giugno in circostanze poco chiare suscitando indscrezioni  di vario genere su presunti retroscena e indagini su suo conto. 

Dimissioni forzate

Ora l'ex revisore dà la sua versione dei fatti: "Il 19 giugno fui ricevuto dal sostituto alla segreteria di Stato, monsignor Becciu, per parlargli del contratto dei miei dipendenti. E invece mi sentii dire che il rapporto di fiducia col Papa si era incrinato: il Santo Padre chiedeva le mie dimissioni. Ne domandai i motivi, e me ne fornì alcuni che mi parvero incredibili. Risposi che le accuse erano false e che comunque ne avrei parlato col Papa. Ma la risposta fu che non era possibile. Becciu mi disse invece di andare alla Gendarmeria". Lì, aggiunge, "notai subito un comportamento aggressivo. Ricordo che a un certo punto mi urlarono in faccia che dovevo ammettere tutto, confessare. Ma confessare che cosa? Non avevo fatto nulla". "Scoprii che indagavano da oltre 7 mesi su di me. Hanno sequestrato documenti ufficiali protocollati e coperti dal segreto di Stato". "Non potevo fare niente. Ero intimidito".

Tempi non giusti per le riforme

Quello che Milone ricopriva era un ruolo creato per la prima volta due anni fa da Papa Francesco con l'obiettivo di revisionare i conti della Santa Sede e degli enti ad essa collegati. Una posizione strategica nell'ambito della riforma economica della Santa Sede. “Il cambiamento all’interno del Vaticano non è facile, poi ci sono persone che resistono a questo cambiamento, sono debolezze umane.  Forse i tempi non sono giusti per le riforme”."Credo che il Papa sia una grande persona, e era partito con le migliori intenzioni. Ma temo sia stato bloccato dal vecchio potere che è ancora tutto lì".

"Mi hanno impedito di vedere il Papa"

“Tante volte mi sono chiesto il perché di questa messinscena, non c’è nulla di male ad allontanare una persona se non si è contenti del suo lavoro, il Papa avrebbe potuto chiamarmi se fosse stato così”. I contatti con il pontefice invece si erano interrotti già prima del 19 giugno, giorno delle dimissioni: “Mi hanno impedito di vederlo”.