Chikungunya, Iss avverte: "Epidemia continuerà, bisogna disinfestare"

Cronaca
Foto d'archivio (Ansa)
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Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità: "Focolai non sono spenti". Per l'esperto, le temperature miti favoriscono la presenza delle zanzare che hanno già provocato 102 casi della malattia nel Lazio

È probabile che l’epidemia di chikungunya continuerà anche a ottobre. A dirlo è Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità che dall’inizio sta monitorando il diffondersi della malattia che, nel Lazio, ha già colpito 102 persone. 

“Servono interventi di disinfestazione”

"Durante il giorno", spiega l’esperto, "le zanzare sono ancora attive. I focolai a Roma non sono spenti, il contagio continua. Servono interventi pesanti e mirati di disinfestazione". La malattia proseguirà nella sua diffusione perché le temperature sono ancora miti e queste favoriscono la presenza della zanzara tigre che trasmette il virus. Il freddo dell'inverno, invece, potrà essere un alleato per contrastare il contagio.

Il blocco delle donazioni di sangue

Sulla questione delle disinfestazioni, la sindaca Raggi ha rivendicato la scelta di utilizzare disinfestanti naturali, non nocivi. "Non conosco direttamente le misure prese dal Comune", commenta Rezza, "dico solo che neanche il Ddt ha mai fatto male a nessuno. L'importante è disinfestare come si deve". L’epidemiologo sottolinea che la chikungunya ha avuto anche effetti 'collaterali' pesanti: "Ricordiamo che questa epidemia ha causato il blocco delle donazioni di sangue in tutta la Asl Roma 2, oltre un milione di persone", sottolinea Rezza. Il numero di contagi, intanto, rimane stabile: sono circa dieci al giorno".

La chikungunya e il caso del 2007

La chikungunya è una malattia virale, trasmessa dalla puntura di zanzare infette, che può provocare febbre acuta e sintomi simili all’influenza. In sé non è mortale e i disagi spariscono dopo qualche giorno. Il primo focolaio, quest’anno, si era manifestato a fine estate ad Anzio, nel Lazio. In Italia i primi casi noti vennero registrati nel 2007, in Emilia Romagna. "In quel caso c'era un focolaio ben definito”, ha ricordato Rezza, "concentrato in due paesi limitrofi. Ci furono strascichi che arrivarono a Bologna, e registrammo nuovi casi fino ai primi di ottobre. Ma lì si intervenne pesantemente, e la situazione è tornata alla normalità".

 

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