La Jugend Rettet ha avanzato l'istanza davanti al Tribunale del Riesame: “Contro di noi dichiarazioni di due vigilantes legati al movimento identitario. Immagini e dati sono stati decontestualizzati”
Parlano di “dichiarazioni contrastanti” e “immagini decontestualizzate” i vertici della Ong tedesca Jugend Rettet, coinvolta nelle indagini sui soccorsi in mare della Procura di Trapani che ha portato al sequestro della nave Iuventa lo scorso 3 agosto. Oggi l’organizzazione ha chiesto al Tribunale del Riesame il dissequestro dell’imbarcazione. Lo scorso 12 agosto due comandanti e un membro dell’equipaggio erano stati indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Informazioni errate e legami con gruppi di estrema destra
Secondo il portavoce di Jugend Rettet, le accuse "si basano su dichiarazioni contrastanti di due agenti di sicurezza privati, legati a gruppi di estrema destra italiani". La Ong rivendica il rispetto delle regole osservato nelle operazioni di salvataggio e dice che i due agenti imbarcati sulla Vos Hestia, una nave di Save the Children a bordo della quale c’erano due operatori che hanno espresso dubbi sulla condotta dell’organizzazione tedesca, “hanno riportato informazioni errate al servizio segreto italiano e hanno collegamenti con il movimento identitario italiano. Immagini e dati sono stati decontestualizzati e sono serviti contro la nostra attività. Abbiamo ricostruito la vera cronologia e l'abbiamo sottoposta all'attenzione dei giudici".
“Agli scafisti dicevamo solo di andarsene”
Il portavoce ha poi parlato del 18 giugno, giorno per il quale viene contestato “un incontro con degli scafisti che poi sarebbero ritornati con dei migranti togliendo il motore al peschereccio. Noi abbiamo parlato con loro soltanto per dirgli di andare via. Le immagini incluse nelle accuse mostrano come i pescatori rubino i motori durante il nostro soccorso, nonostante noi dicessimo loro di andare via".
“I trafficanti si sono ripresi l’imbarcazione”
I membri di Jugend Rettet hanno voluto ricostruire le dinamiche di quel 18 giugno e raccontano di aver ricevuto una mail dal centro di comando di Roma con l'ordine di intervenire: “Le foto diffuse dalla polizia, dove si vede un barchino con la scritta Kk, non sono della Iuventa. Quello con le due lettere è della Vos Hestia, la nostra (Lilli) era impegnata in un altro soccorso per un trasbordo di migranti dalla Iuventa alla Vos Hestia, come ordinato dal centro di controllo di Roma”. La Ong poi spiega che la nave Lilli non ha riportato la barca degli scafisti in Libia, “sarebbe stato impossibile, eravamo a 17 miglia nautiche”, ma che nel momento in cui l’organizzazione se n’è andata per effettuare un altro soccorso “i trafficanti di motori hanno preso l'imbarcazione su cui viaggiavano i migranti. Ci siamo sempre opposti al recupero dei pescherecci, noi li distruggiamo sempre".