Il giorno dopo l’assedio di una cinquantina di residenti al presidio umanitario della Croce Rossa, un testimone smentisce che una donna sia stata sequestrata dai migranti. Il cittadino eritreo ferito da un 12enne con un pezzo di ferro appuntito
All’indomani dell’assedio da parte di una cinquantina di residenti al presidio umanitario della Croce Rossa nel quartiere Tiburtino III a Roma, in cui un migrante eritreo è stato accoltellato alla schiena, una testimonianza raccolta da Sky TG24 ricostruisce l’origine dei disordini.
"Rissa nata per una sigaretta". Ferito da un ragazzino
Molti quotidiani pubblicano l’intervista a una donna che racconta di essere stata sequestrata all’interno del centro. Un testimone che ha chiesto di restare anonimo racconta però, ai microfoni di Sky TG24, una versione diversa. “Questa signora, che in quartiere tutti conoscono - dice l'uomo - ha chiesto una sigaretta all’eritreo, che spesso raccoglie cicche per strada, poi la donna, che si accompagnava al nipote di 12 anni, si è molto arrabbiata e il ragazzino che era con lei ha conficcato un pezzo di ferro nella schiena del migrante". "Allora – continua il testimone - gli altri eritrei del centro hanno chiuso i cancelli in attesa dell’arrivo dei carabinieri". E' a questo punto che, in soccorso della donna, sarebbero arrivati gli altri residenti.
L'eritreo: "Non ho lanciato sassi"
Intanto il cittadino eritreo, ancora ricoverato in ospedale con 30 giorni di prognosi, è stato ascoltato ieri dai carabinieri con l'aiuto di un'interprete. "Ho avuto paura, ma non nutro rancore. Non voglio vendetta" le sue parole. L'uomo avrebbe anche negato di avere lanciato dei sassi contro dei bambini, come ricostruito da alcuni residenti. A quanto ricostruito finora dagli investigatori, tra l'eritreo e il gruppo di bambini ci sarebbe stato comunque un diverbio che ha portato alla spedizione punitiva.