Centro Italia a un anno dal terremoto: basta rinvii e basta burocrazia

Cronaca
Un’immagine dalla fiaccolata di Amatrice (Ansa)

Commemorazioni nei paesi colpiti dal sisma che il 24 agosto 2016 ha fatto 299 vittime e ha distrutto interi paesi del centro Italia. ”Rinviare non paga mai. Neanche in politica” ha detto il vescovo di Rieti. Amatrice ricorda le sue vittime, ma le macerie restano (FOTO)

E' il giorno del silenzio, della preghiera. E' il giorno del ricordo. Ma per la gente che ha vissuto la tragedia sulla sua pelle è anche il momento di dire basta ai ritardi e alle burocrazie, offrendo presto una speranza concreta a chi vuole rimanere in quelle terre martoriate. Un anno fa una violenta scossa di terremoto sconquassò l'Italia centrale e oggi si sono tenute celebrazioni in tutti i Comuni che hanno conosciuto la sofferenza di quelle ore, che hanno contato morti e feriti, e che ora chiedono una accelerazione nella ricostruzione.

Omaggio alle vittime

Sono i 249 rintocchi della campana di Amatrice, tanti quanti sono stati i morti, alle 3.41 di notte, ad aprire la giornata della memoria. Poi la messa, sempre nel centro del Lazio più colpito, presenti il premier Paolo Gentiloni e le altre autorità. A seguire le celebrazioni nelle Marche con la presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro dell'Interno Marco Minniti. Ci sono i responsabili della Protezione civile, l'ex capo Fabrizio Curcio e il suo successore Angelo Borrelli, il Commissario uscente alla ricostruzione Vasco Errani; presenti i sindaci con le fasce tricolori, e i tanti militari e i volontari che dai primi attimi e in tutto questo anno si sono adoperati per rendere meno difficile la vita alla gente colpita. Ad Amatrice arriva la corona di fiori come omaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il grido dei vescovi

Ma sono i vescovi oggi a parlare. Con le parole della fede, della speranza, ma anche con appelli forti alla politica. E' il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili a ricordare che "rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva" e che occorre "ricostruire senza usare le frasi fatte" e senza "eroi solitari"; per il vescovo della città laziale vanno anche conservati i segni delle "ferite" perché le nuove generazioni possano imparare dalla "passione" di chi sa rimboccarsi le maniche.

Da Ascoli il grido di monsignor Giovanni D'Ercole: è necessario uno "sforzo di speranza, anche se le difficoltà, gli ostacoli e gli intralci della burocrazia spietata tentano di spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della disperazione". Poi il suo appello: "Il futuro è nelle nostre mani, non in quelle dei politici, è nella forza di coesione, nel coraggio di superare differenze e rivalità”.

Sulla stessa linea d'onda il vescovo di San Benedetto del Tronto, mons. Carlo Bresciani: "I nostri territori e le nostre comunità non devono morire, la solidarietà non deve spegnersi: è un compito che tutti dobbiamo assumerci fino in fondo, nei rispettivi campi di responsabilità senza deleghe improprie".

La terra trema

E intanto la terra ha continuato a tremare nelle stesse aree, ad Arquata del Tronto, Amatrice, Accumoli: magnitudo bassa, sotto 2.0, ma segno - secondo gli esperti - di uno sciame sismico non ancora concluso. E che rende qualsiasi progetto futuro in quelle zone ancora difficile.

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