In tanti hanno sottolineato come, come una magnitudo stimata a 3.6 e poi corretta a 4, non è possibile che un sisma possa provocare vittime e tutti questi danni. Dito puntato contro l’abusivismo edilizio. I sindaci non ci stanno: “Connessioni inesistenti”. VIDEO
Il terremoto che ha colpito Ischia, provocando due morti, una trentina di feriti e diversi crolli, fa tornare in primo piano il tema della crescita illegale del cemento e dell’abusivismo edilizio. E mentre i soccorritori sono ancora al lavoro, la polemica è già partita. In tanti hanno sottolineato come, con una magnitudo inizialmente stimata a 3.6 e poi corretta a 4, non è possibile che un sisma possa provocare tutti questi danni. E in tanti hanno puntato il dito proprio contro le case abusive.
La nota dei sindaci di Ischia
I sei sindaci dei comuni dell’isola di Ischia, però, non ci stanno. E in una nota congiunta “deplorano le notizie false relative a presunti danni e crolli in tutta l'isola e alle inesistenti connessioni tra l'evento sismico e i fenomeni legati all'abusivismo edilizio”. I crolli, hanno sottolineato, sono “circoscritti alla zona colpita” e “hanno interessato per lo più strutture antiche, tra le quali finanche una chiesa già distrutta dal terremoto del 1883 e poi riedificata”.
“Con l’abusivismo non si scherza”
Ma il tema dell’abusivismo è stato tirato in ballo da più parti. “Con l'abusivismo non si scherza, altrimenti queste sono le conseguenze”, ha detto al Corriere della Sera l'ex magistrato Aldo De Chiara, procuratore aggiunto di Napoli fra il 2007 e il 2012 e coordinatore della sezione tutela del territorio. Aggiungendo che a Ischia “tutte le costruzioni degli ultimi anni sono in gran parte fuori legge”. “In molti casi – ha detto ancora – è stato accertato che viene utilizzato cemento impoverito. E noi avevamo lanciato l'allarme sul rischio di crolli anche in caso di scosse non particolarmente forti”.
“Effetti amplificati”
Sul tema è intervenuto anche Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera. “È evidente – ha detto – che gli effetti del terremoto, che non è stato di violenza devastante, sono stati amplificati dalla scarsa qualità delle costruzioni. L'Isola di Ischia è inoltre colpita da un esteso abusivismo che già nel passato ha prodotto vittime, come è accaduto nell'aprile del 2006 quando quattro persone morirono travolte da una frana che investì un'abitazione abusiva. Anche allora si parlò di abusivismo di necessità. Gli atteggiamenti tolleranti e ambigui nei confronti dell'abusivismo possono avere un effetto criminogeno”.
Il parere dei geologi
“È allucinante morire per un sisma di questa entità”, ha detto invece Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, secondo cui “lascia perplessi come un sisma della magnitudo di quello di Ischia possa provocare danni e vittime nel nostro Paese”. È dello stesso parere Egidio Grasso, presidente dell'Ordine dei Geologi della Campania: “Non è normale che un terremoto 4.0 determini crolli di edifici ed evacuazioni di ospedali e, purtroppo, la tragedia di due vittime, dispersi, tanti feriti. Le cause potrebbero essere ricercate nei fenomeni di amplificazione sismica locale o attribuite alle costruzioni fatiscenti, abusive e realizzate senza alcuna verifica sismica”.
I numeri
Ci sono, poi, una serie di dati. Legambiente, nel report Ecomafia 2017, racconta che sono circa 600 le case abusive colpite da ordine definitivo di abbattimento ad Ischia, mentre arriva a 27mila il saldo delle pratiche di condono presentate dagli abitanti dell'isola in occasione delle tre leggi nazionali. A eccezione di alcune sporadiche demolizioni portate a termine negli ultimi anni su disposizione della magistratura e dagli stessi proprietari, precisa l’associazione ambientalista, “sopravvive un ecomostro di cemento illegale, spesso costruito senza nemmeno l'attenzione per la sicurezza degli abitanti in un territorio estremamente fragile”. Altri numeri vengono forniti dall’ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l'università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA. “Solo per il Comune di Ischia –ha spiegato – sono state presentate 7.235 domande di condono in 30 anni, 4.408 delle quali risultavano ancora da evadere ad aprile dello scorso anno: molte di queste si riferiscono ad abusi che non possono essere sanati e che quindi, qualora le istanze fossero esaminate, sfocerebbero in ordinanze di demolizione”. “La vocazione turistica dell'isola – ha aggiunto – ha amplificato i classici fenomeni di abusivismo che caratterizzano da sempre il nostro Paese”.
Il convegno dello scorso giugno
L’abusivismo, comunque, è stato oggetto di un recente convegno a Ischia. Si è svolto lo scorso 10 giugno a Lacco Ameno e il titolo era: “Abbattimenti tra abusi speculativi e abusi di necessità”. Le cronache di quella giornata riferiscono che Giacomo Pascale, sindaco di Lacco Ameno, lamentò la mancata applicazione del “terzo condono” nella regione Campania: il tentativo era quello di chiudere con le tante pratiche di condono che da anni pendono negli uffici e ripartire. L'incontro prendeva le mosse dal cosiddetto ddl Falanga: il testo, che è alla Camera per l'ultimo passaggio, prevede in sostanza che le opere abusive non sono tutte uguali e alcune debbano essere demolite prima e altre possono essere abbattute dopo. Il ddl stabilisce una "graduatoria", indicando le priorità alle Procure. Questa primavera, durante il passaggio al Senato, il provvedimento, sostenuto da FI, Ala e Pd, ha provocato anche molte polemiche da parte degli ambientalisti, delle opposizioni e di Mdp, che hanno parlato di "condono perpetuo" e "regalo alla criminalità". Ciro Falanga, primo firmatario, tra l'altro si è anche dimesso da senatore il 19 giugno: una presa di posizione perché durante l'abbattimento di una abitazione ad Eboli il proprietario della casa è morto. “Uno speculatore o un camorrista non muoiono d'infarto se gli abbattono una casa", disse il senatore. Una disputa che si ripropose anche durante quel convegno a Ischia, con scintille tra lo stesso Falanga e l’ex procuratore Aldo De Chiara: al centro del confronto, i parametri utilizzati per definire l'abuso “di necessità”, basati sui metri quadri dell'immobile.