Il reato contestato al bagnino-gestore del bagno "Playa Punta Canna" fa riferimento all'articolo 4 della legge 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba
Gianni Scarpa è stato iscritto nel registro degli indagati per apologia di fascismo per “discorsi antidemocratici e inneggianti al fascismo”. L’imprenditore balneare, al centro di un caso per l'affissione nel bagno "Playa Punta Canna" a Chioggia, di immagini e scritte che facevano riferimento al fascismo (poi rimosse su ordine del prefetto lagunare Carlo Boffi) (FOTO) è dunque ufficialmente indagato dalla Procura di Venezia.
L’unico indagato
L’uomo è l'unico indagato nel fascicolo d'inchiesta in mano al procuratore e alla pm Francesca Crupi. Il reato contestato fa riferimento all'articolo 4 della legge 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba.
Le polemiche
Intanto, se da un lato i titolari della concessione che Scarpa gestiva hanno fatto sapere che potrebbero valutare il licenziamento del gestore, pur precisando che "la gente rideva e scherzava leggendo i suoi cartelli", affissi da tre anni dall'uomo in maniera "folcloristica e goliardica", dall'altro non mancano le dimostrazioni di solidarietà. Sul web sono in molti ad aver espresso vicinanza all'uomo - la pagina Facebook "Io sto con Gianni Scarpa di Playa Punta Canna" ha 6.000 mi piace - ma si muove anche la politica. Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, si è detto a disposizione "per un'eventuale difesa legale" e ha espresso la "voglia di andare a trovarlo a Chioggia", mentre l’assessore regionale al Lavoro, la forzista Elena Donazzan, ha lanciato l'idea di una festa in costume a tema Ventennio, a cui è pronta a travestirsi da Margherita Sarfatti, scrittrice e giornalista veneziana, amante di Mussolini.