Migranti, Amnesty International: “inadeguato” il piano Ue
CronacaUn rapporto dell'organizzazione internazionale critica l'operato dei Paesi europei, i cui ministri dell'Interno si sono riuniti a Tallin per rispondere all'appello lanciato dall'Italia. LO SPECIALE
Il 2017 potrebbe essere l'anno con più morti nel Mediterraneo per i migranti che tentano di raggiungere le coste dell'Italia partendo dalla Libia. A dirlo è un rapporto di Amnesty International pubblicato nella giornata in cui i ministri dell'Interno dell'Unione Europea si riuniscono a Tallin per rispondere all'appello italiano per la risoluzione della crisi.
Più di 4.500 morti nel 2016
Il 2016 è stato un anno di morte per i migranti che hanno provato ad attraversare il Mediterraneo centrale, con oltre 4.500 uomini, donne e bambini annegati o scomparsi mentre fuggivano a bordo di barche sovraffollate. E nei primi sei mesi del 2017 – secondo le cifre fornite dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni – sono già circa 2mila i decessi tra le oltre 75mila persone sbarcate in questa rotta. Amnesty calcola che il tasso di morti è aumentato di circa tre volte rispetto allo stesso periodo del 2015, in cui il numero di sbarchi era stato più o meno simile. Ma, soprattutto, attacca il direttore di Amnesty International John Dalhuisen: "Se la seconda parte del 2017 sarà come la prima e non verranno prese contromisure urgenti, questo rischia di essere l'anno più mortale per la rotta migratoria più mortale al mondo".
Piano Ue “inadeguato”
Il rapporto dell'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani critica l'azione dei Paesi europei. Dopo aver preso in esame il "Piano d’azione della Commissione per sostenere l’Italia, ridurre la pressione e aumentare la solidarietà", la direttrice dell’Ufficio di Amnesty presso le istituzioni europee, Iverna McGowan, lo ha bocciato definendolo "dolorosamente inadeguato". "Il Piano fa poco per affrontare sia la drammatica situazione nel Mediterraneo centrale sia la mancanza di solidarietà all’interno dell’Unione europea – dice McGowan – e propone invece ancora più detenzioni di migranti e rimpatri accelerati".
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">Libyan coatguard cannot safely perform search & rescue operations, & <a href="https://twitter.com/hashtag/Libya?src=hash">#Libya</a> is not safe for <a href="https://twitter.com/hashtag/migrants?src=hash">#migrants</a>. Our report tomorrow has more. <a href="https://twitter.com/hashtag/Italy?src=hash">#Italy</a> <a href="https://t.co/SevRSFQfyR">pic.twitter.com/SevRSFQfyR</a></p>— Amnesty EU (@AmnestyEU) <a href="https://twitter.com/AmnestyEU/status/882602136021938177">5 luglio 2017</a></blockquote>
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Libia inaffidabile
Poco, dunque, secondo Amnesty, viene fatto dai leader europei "per evitare che le persone anneghino in mare". Un altro punto dolente è la tendenza alla delega di "responsabilità sempre maggiori nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare alla Guardia costiera libica": un atto, quest'ultimo, che la rappresentante dell'organizzazione non esita a definire "irresponsabile e inefficace", visto che ha secondo lei avuto come risultato l’aumento delle morti in mare. Inoltre in Libia, dove non esiste il diritto d'asilo, i rifugiati finiscono spesso "detenuti e sottoposti a terribili abusi, tra cui tortura e stupro".