DIG Awards 2017, ecco reportage e inchieste premiati
CronacaLe opere raccontano storie di ogni parte del mondo. Tra i vincitori, anche un progetto d’inchiesta sul trafficante di esseri umani più ricercato del pianeta
Oltre 220 concorrenti complessivi e 23 opere finaliste provenienti da Europa, Nord Africa, Asia e Stati Uniti. È questa la ricca platea di contendenti che è stata in lizza per i DIG Awards 2017, premi internazionali dedicati ai reportage e alle inchieste video più significative della passata stagione i cui vincitori sono stati proclamati con una cerimonia tenutasi a Riccione. Le opere selezionate per le sei categorie del concorso sono state valutate da una giuria presieduta dal reporter americano Jeremy Scahill e composta da giornalisti e addetti ai lavori di sette Paesi europei. L'ospite d'onore dell'evento è stato Evgeny Morozov, uno dei massimi esperti di comunicazione digitale e libertà d’espressione.
Alla ricerca del "Generale"
Nella sezione più prestigiosa della manifestazione la "DIG Pitch", che assegna un contributo allo sviluppo di 20mila euro al miglior progetto di inchiesta, la vittoria l'ha ottenuta "Hunting the General" di Lorenzo Tondo, Saul Caia, Rosario Sardella e Vincenzo Rosa. Un lavoro il cui obiettivo è rintracciare uno dei trafficanti di essere umani più ricercati del pianeta, l’eritreo Medhanie Yehdego Mered, conosciuto come "il Generale", del quale si sa ben poco dopo che nel giugno del 2016 la Procura di Palermo, a seguito di un errore di persona, ne aveva annunciato l'arresto in Sudan nell'ambito di un'operazione di polizia internazionale. Il riconoscimento è stato assegnato a seguito di una sessione di "pitch", durante la quale i finalisti hanno potuto presentare il proprio progetto alla giuria e a un pubblico di produttori e distributori internazionali: un metodo che negli ultimi due anni ha consentito a sei progetti (vincitori o finalisti) di trasformarsi in inchieste prodotte da network come Sky e Canal+.
Storie dalla Cina alla Siria
La cerimonia di premiazione, inserita nel programma del Dig Festival, ha visto prevalere, nella sezione "Investigative Long", dedicata ai lungometraggi d'inchiesta, "Hooligan Sparrow" della regista cinese Nanfu Wang, documentario di produzione americana incentrato sulle persecuzioni subite da una delle più agguerrite attiviste cinesi per i diritti umani. Nella categoria "Investigative Medium", mediometraggi d’inchiesta, il riconoscimento invece andato a Saada Abd Elkader e Najoua Hammami, coautori di "Upside Down", inchiesta sull'epilogo delle primavere arabe di Egitto e Tunisia, con le famiglie dei "martiri della rivoluzione" e i giovani protagonisti nelle vicende del 2011 che sono stati abbandonati al loro destino. Lo statunitense Craig Atkinson, che nel documentario "Do not resist" ha raccontato la massiccia militarizzazione della polizia americana, si è aggiudicato il premio nella sezione "Reportage Long", mentre in quella "Reportage Medium" la giuria ha puntato sulle toccanti "video-cartoline" di "Greetings from Aleppo", che illustrano la vita quotidiana in una delle città-simbolo della guerra in Siria e sono state realizzate dal fotografo siriano Issa Touma e dai videomaker olandesi Floor van der Meulen e Thomas Vroege. Infine, tra le opere brevi della categoria "Short" ha vinto "Il caso Provolo", inchiesta italiana realizzata da Sacha Biazzo che in 12 minuti riesce a descrivere la controversa vicenda dei preti pedofili dell’Istituto Provolo, accusati di abusi sessuali su bambini sordomuti.
Le menzioni speciali
La giuria ha assegnato anche due menzioni speciali a inchieste provenienti dal mondo arabo, premiate "per il coraggio e la rilevanza sociale del tema trattato". La prima è "Behind the doors of silence" dell’egiziano Ahmed El Shamy, opera finalista nella sezione "Investigative Medium" che affronta un tema molto delicato per la società egiziana, quello degli abusi sessuali in ambito familiare. La seconda è "Project No. 1" degli iracheni Asaad Al-Zalzali e Thaer Khalid Ibrahim, finalista della categoria "Short", che ha svelato i responsabili del caso di corruzione legato alla scomparsa di 200 milioni di dollari stanziati dal governo di Baghdad per la costruzione di 1.700 scuole in tutto l’Iraq; progetti che non sono mai stati realizzati. Un riconoscimento è andato infine a Carmen Vogani ed Emanuele Svezia, autori di "Aisha e Zamira. Noi ragazzine Rom", che si è aggiudicato la menzione "Carta di Roma" riservata alle storie di migranti e minoranze.