Dagli atti depositati per il processo per corruzione che inizierà il prossimo 25 maggio, emerge il ruolo centrale dell’ex braccio destro di Virginia Raggi nel creare la macrostruttura del Comune. Scarpellini: "Gli diedi soldi perché contava"
Emergono nuovi dettagli su Raffaele Marra e sul suo ruolo nell'aministrazione comunale romana. Con la deposizione degli atti del processo per corruzione che inizierà il 25 maggio, si scopre che l’ex capo del personale del Comune romano avrebbe suggerito, con dei messaggi sul telefonino, incarichi e retribuzioni designando le basi della macrostruttura del Campidoglio. "Domani ti mando i provvedimenti da adottare, i possibili incarichi e le retribuzioni", scriveva a Salvatore Romeo, ex capo della segreteria di Virginia Raggi.
Marra rientrato in Comune "su forte impulso del sindaco" - Come avevano anticipato gli atti d’indagine, pare che con la procedura adottata da Marra, fu promosso anche suo fratello, Renato, incaricato di guidare il dipartimento del turismo. Per questa promozione, Marra è indagato insieme a Virginia Raggi. E proprio sulle dinamiche tra sindaco e capo del Campidoglio si era concentrato l’interrogatorio di garanzia di Marra, dello scorso 20 dicembre, il cui verbale compare ora negli atti. L’ex capo del personale del Comune romano, in quell’occasione, disse che era rientrato al Campidoglio “su forte impulso del sindaco Raggi, ma avevo più volte manifestato la mia indisponibilità a rientrare proprio perché avevo anticipato che ci sarebbero stati degli attacchi assolutamente strumentali nei miei confronti. La stessa cosa era successa inizialmente, nel 2010 e nel 2013, quando c’era il sindaco Marino”.
"Sollecitato, pregato e supplicato di rientrare" - Inoltre, Marra nell’interrogatorio ha affermato: ”Io sono entrato" nell'amministrazione "sollecitato, pregato, supplicato di rientrare dall'aspettativa perché di questo si è trattato. Io non volevo rientrare e potete sentire il sindaco e vicesindaco se è vero quello che sto dicendo". Secondo quanto affermato da Marra nell’interrogatorio, lui stesso avrebbe chiesto più volte a Raggi, via sms, di metterlo in aspettativa.
"Non sono corrotto" - "Io non sono corrotto”, dice ancora Marra nell’interrogatorio, “sono una persona perbene”. E lo afferma quando viene affrontata la questione del suo legame con il costruttore romano Sergio Scarpellini che, secondo le accuse, avrebbe fornito denaro all’ex capo del personale del Campidoglio per sfruttarne i favori.“Il mio rapporto con Scarpellini era solo amichevole, forse l'ho visto dieci volte”, garantisce Marra, ma l’interrogatorio del costruttore va in un'altra direzione.
Scarpellini: soldi a Marra perché contava - "Questi soldi glieli davo... mi piaceva avere un amico, se gli dicevo no, non ti do una lira, questo era un nemico per me. Marra è uno che conta”, ha detto Scarpellini, sempre il 20 dicembre, al gip Maria Paola Tomaselli nell'interrogatorio di garanzia. Poi, l’immobiliarista, ha ribadito: “Non volevo farmi un nemico. Gli amici sono sempre importanti, questi volendo possono farti male, ad esempio bloccare una pratica".
Scarpellini:"Ho aiutato Marra perché stava in quella posizione" - Rispondendo a domande sui motivi per i quali avesse dato 400 mila euro all'ex capo del personale del Campidoglio per l'acquisto di una casa in zona Prati Fiscali, Scarpellini ha parlato inizialmente di un "prestito" fatto per "simpatia" all’uomo che gli era stato presentato dal figlio, nel 2009. Poi ha precisato: ”Io con il Comune ho parecchie iniziative, però Marra non sa niente, mai ho detto ti devi occupare, fammi... mai, di me non sa niente riguardo queste cose, con lui avevo rapporti sporadici". Poi nel verbale spiega che il denaro a Marra fu dato "per non creare un rapporto strano, per non creare un rapporto di inimicizia. È chiaro che l'ho aiutato perché lui stava in quella posizione diciamo, all'usciere non l'avrei fatto".
Marra: "Io voglio rimanere in galera" - Intanto, Raffaele Marra, rimane in carcere perché c’è ancora un pericolo sussistente di reiterazione del reato. Lo ha stabilito il gip Maria Paola Tomaselli che ha rigettato l’istanza di scarcerazione. Il gip ha anche riconosciuto che il Campidoglio “ha preso le distanze” da Marra “sia a livello mediatico con le dichiarazioni rese dal sindaco Raggi, sia sostituendolo nell’incarico sino ad allora ricoperto”. Da quanto rivelano gli atti, però, lo stesso Marra, a dicembre, avrebbe detto di aver chiesto ai suoi legali di "non presentare alcuna istanza di scarcerazione". "Io voglio rimanere in galera", aveva affermato,"io devo rimanere qua fino a quando non sarò sufficientemente in grado di dimostrare la mia estraneità".