Second chance, a Bollate il riscatto dei detenuti passa dal caffè

Cronaca
Detenuti della casa di reclusione di Bollate al lavoro sulle macchine dell'azienda Dalla Corte (Flickr-Comune di Milano)
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Le officine dell'azienda Dalla Corte, storica produttrice di macchine per l'espresso, entrano in carcere. Il progetto dà una "seconda possibilità", offrendo un percorso di formazione per il reinserimento nel mondo del lavoro

Una seconda possibilità per i detenuti del carcere di Bollate. È il progetto "Second chance", l'iniziativa promossa dall'impresa Dalla Corte, azienda italiana che costruisce macchine per il caffè espresso, e dall’assessorato alle Politiche per il lavoro, Attività produttive e Commercio del Comune di Milano. I detenuti avranno il compito di revisionare e sostituire le componenti delle macchine per il caffè. Operazioni, da sempre, svolte nei capannoni della ditta Dalla Corte. E che adesso, grazie alla cooperativa Bee4 altre menti, entrano nella casa di reclusione milanese, in un’officina perfettamente attrezzata.

 

Come funziona il progetto - È stata la stessa azienda a curare la selezione dei candidati. Nella prima fase saranno affiancati da un team di professionisti del settore. Poi, al termine di un percorso di formazione, il lavoro diventerà autonomo. Le macchine che usciranno dalla casa di reclusione di Bollate saranno  re-introdotte sul mercato, a un prezzo ribassato e con il marchio “Second chance project2”.

 

Il modello Bollate - Il carcere di Bollate è da tempo impegnato in progetti di reinserimento basati sul lavoro. Lo conferma anche Massimo Parisi, direttore della casa di reclusione: “L’iniziativa di Dalla Corte e di Bee4 altre menti si inserisce nella progettualità dell’istituto, fondata sulla responsabilizzazione dei detenuti estesa alla loro inclusione sociale. Sono orgoglioso di poter collaborare con queste due realtà di grande valore”. Non si tratta semplicemente di occupare il tempo: è un modo, dice Parisi, “per sviluppare competenze fondamentali per il futuro”; e la conferma che “nel carcere possono investire anche importanti realtà imprenditoriali”.

 

Il principio di responsabilità - “Il progetto – afferma l'assessore milanese alle Politiche del lavoro Cristina Tajani - già dal nome racchiude un messaggio di riscatto e di ritorno a una nuova vita”. Il lavoro, ha aggiunto Paolo Dalla Corte, ceo dell'impresa di famiglia “ha un ruolo fondamentale nella vita di ciascuno di noi. E assume una valenza ancora maggiore per chi vive in carcere”. In particolare, “nella nostra officina i detenuti avranno un compito di responsabilità, in modo da farli sentire persone e non numeri”.

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