Sfruttamento di manodopera clandestina, blitz a Prato e in 5 regioni
CronacaOperazione “Colletti bianchi” da parte della Guardia di finanza: arrestate 15 persone, coinvolti imprenditori italiani e asiatici, anche in altre città
Blitz della Guardia di finanza contro lo sfruttamento di manodopera e l'immigrazione clandestina. Dall’alba del 16 novembre, 400 militari delle Fiamme gialle sono impegnati nell’esecuzione di 34 provvedimenti restrittivi emessi dal Tribunale di Prato, dei quali 3 in carcere, 12 agli arresti domiciliari e 19 misure interdittive della libertà personale. Oltre a 111 decreti di perquisizione locale e personale nei confronti di 83 indagati in 5 regioni italiane: Toscana, Veneto, Lombardia, Campania e Marche.
Operazione “Colletti bianchi” - Le perquisizioni riguardano ditte cinesi e studi di professionisti con sede in Toscana e nelle altre regioni coinvolte. Nei provvedimenti – nell'ambito dell'operazione battezzata “Colletti bianchi” - vengono contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere, induzione in errore dell'ufficio immigrazione, falsità ideologica nel rilascio di rinnovi di permessi di soggiorno e immigrazione clandestina.
La fabbrica dei documenti falsi - Secondo una prima ricostruzione fornita dagli inquirenti, le persone arrestate sarebbero un commercialista e un consulente del lavoro, entrambi italiani, e un cittadino cinese. Due sono stati arrestati a Prato, il terzo in Veneto. I tre sarebbero, secondo le accuse, al vertice di un'organizzazione che forniva documentazione falsa, a partire dalle buste paga, grazie alla quale i cittadini immigrati, per la maggioranza cinesi, potevano richiedere e ottenere il permesso di soggiorno.
La “consulenza illegale” - Da quanto emerso, dietro il pagamento di laute parcelle (non fatturate), i titolari e i collaboratori dei due studi professionali avrebbero fornito una sorta di “consulenza illegale”, basata sulla produzione di falsi documenti a favore di immigrati, soprattutto di nazionalità cinese, disposti a tutto pur di ottenere il permesso di soggiorno. Il modus operandi consisteva prevalentemente nel procedere a false assunzioni, con la relativa emissione di false buste paga tali da dimostrare il requisito del sostentamento economico, indispensabili per ottenere il rinnovo o il rilascio del documento che ne permette la permanenza regolare in Italia. Le assunzioni sarebbero durate il tempo necessario ad ottenere i documenti, dopodiché l'operaio cinese sarebbe stato, il più delle volte, formalmente licenziato, rimanendo comunque a lavorare. Generalmente in nero.
Il rogo del 2013 - “Il 1° dicembre del 2013, giorno del tragico rogo della Teresa Moda a Prato, in cui sette operai cinesi (cinque uomini e due donne) morirono nella fabbrica dove lavoravano e è stato lo spartiacque”, ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, commentando la notizia. “Da allora l'impegno istituzionale si è rafforzato con attività di prevenzione, controllo e percorsi paralleli di rientro e di 'affiancamento'”.