Per la prima volta in Italia, i magistrati hanno contestato il reato di associazione a delinquere transnazionale finalizzata alla commissione di reati di pedofilia e pedopornografia. Sky TG24 aveva anticipato la presenza di queste organizzazioni criminali che si muovono nel darknet: VIDEO
Una comunità internazionale di pedofili che produceva e si scambiava materiale pedopornografico nel deep web, quell’internet sommerso che garantisce l’anonimato. Sette persone sono state arrestate nell’ambito dell’operazione “Deep Connection con l’accusa, per la prima volta in Italia, di associazione a delinquere transnazionale finalizzata alla commissione di reati di pedofilia e pedopornografia. Un’indagine, condotta dagli esperti della Polizia postale, coordinata dalla Dda di Roma e sopportata dal European Cybercrime Center di Europol, che ha scoperchiato un sistema di associazione tra pedofili che ricalca quello delle vere e proprie organizzazioni criminali. Con tanto di capi, regole e gerarchie.
L’esistenza di queste comunità pedofile era stata anticipata da Sky TG24 con un approfondimento dedicato proprio ai pedofili che si associano nelle reti darknet.
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Capi, regole e gerarchie – Come in un’organizzazione criminale vera e propria, gli appartenenti a queste comunità pedofile scoperte nel deep web, devono sottostare a regole ferree. Come la riservatezza, o l’obbligo di produrre materiale sempre nuovo. Pena l’espulsione dalla comunità pedofila, come aveva anticipato ai microfoni di Sky TG24 il direttore della Divisione investigativa della Polizia Postale, Carlo Solimene. “Per salire di grado all’interno della comunità pedofila conta la tipologia e non la quantità del materiale pedopornografico. Le immagini e i filmati autoprodotti, ad esempio, hanno un valore superiore” aveva spiegato Solimene. A scoperchiare il caso di Pandora era stata l’operazione Babylon, che nel luglio del 2015 aveva portato alla scoperta di un mercato illegale nel deep web gestito da queste organizzazioni criminali. Comunità all’interno delle quali, come aveva raccontato il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino a Sky TG24, ci sono soggetti “che hanno assunto una vera e propria leadership, dettano le regole, vigilano sull’osservanza delle regole e applicano le sanzioni”. Associazioni molto simili a quelle di stampo mafioso ma con una differenza: il campo d’azione. “Hanno un luogo di espansione molto diverso degli interessi criminali, che non è il territorio materiale ma è un luogo virtuale ma è molto pericoloso perché tutti possono avere accesso ad esso”.
Indentificate decine di minori vittime - Nell'indagine, che ha portato all'arresto di sette persone, La polizia si è avvalsa anche della collaborazione dell’Fbi e delle forze dell’ordine australiane, che nel 2014 avevano fermato il pedofilo Shannon McCoole, a cui il gruppo italiano faceva capo. Grazie alle indicazioni fornite dagli investigatori italiani all’Europol, inoltre, è stato possibile individuare e identificare alcune decine di minori vittime di abuso sessuale ed adescamento.
Gli arresti - Sono sette le persone arrestate implicate, a vario titolo, nell’associazione. Tra loro un commerciante cinquantenne, responsabile di abusi sessuali nei confronti di tre bambini tra i 4 e gli 8 anni, che grazie alla produzione di materiale pedopornografico era entrato nei vertici decisionali della comunità virtuale, e un quarantenne, impiegato, anche lui inquadrato tra i leader per l’ingente apporto di materiale. Impressionante il volume delle comunicazioni telematiche all’interno dell’ampia comunità, che nell’arco degli ultimi tre anni ha registrato la partecipazione, sia pur a vario titolo, di circa 45.000 affiliati provenienti dai 5 continenti: circa 420.000 i post organizzati in oltre 100.000 discussioni di tematiche pedofile, per un totale di 400.000 link utili al reperimento del materiale illegale.