Dirigenti medici e imprenditori del settore sono accusati di corruzione e abuso d'ufficio. Uno di loro è parente del boss latitante Matteo Messina Denaro
Un giro di tangenti per spostare i pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private: è quello che emerge da "Bloody Money", l'operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Catania che ha messo in manette cinque persone per corruzione. Dirigenti medici e imprenditori incastrati dalle fiamme gialle e ora accusati di corruzione e abuso di ufficio. Tra gli indagati finiti agli arresti domiciliari c'è anche l'imprenditore Francesco Messina Denaro, alias Gianfranco Messina, parente del noto boss latitante Matteo Messina Denaro.
Pressioni sui pazienti - I pazienti dializzati erano stati inseriti dentro prassi e logiche commerciali. I dirigenti medici, secondo gli inquirenti, approfittavano del rapporto diretto con pazienti affetti da patologie nefrologiche e bisognosi di dialisi per orientarli talora anche con pressioni psicologiche, verso centri dialisi privati che ottenevano così cospicui contributi pubblici, pari a circa 40.000 euro annui per paziente. In cambio i centri elargivano assunzioni, stipendi, consulenze e bonus contrattuali.