Le due giornate hanno dato la possibilità ai ragazzi e alle ragazze delle università di confrontarsi con il mondo del lavoro. Più di 100 guest speaker e tantissime tematiche: formazione, tecnologia, AI, sostenibilità, salute mentale tra le altre
Non poteva che concludersi con un grande dj set la seconda edizione del Festival Universitario 2024. Un evento innovativo e unico in Italia per mettere in connessione gli studenti universitari con il mondo del lavoro. Tanti i temi affrontati durante gli speech e i workshop che si sono susseguiti non-stop nelle due giornate. Più di 100 guest speaker che hanno dato la possibilità ai giovani e alle giovani di riflettere su formazione, tecnologia, intelligenza artificiale e sostenibilità. Con un’attenzione particolare all’aspetto della salute mentale e della sostenibilità.
Salute mentale, tra speech e workshop mirati
Sul palco il senatore Filippo Sensi e la dottoressa Ilaria Albano, fondatrice del progetto Psicologa Scortese, una pagina Instagram nella quale cerca di fare luce su benessere e empowerment, ma anche divulgazione scientifica. Nonostante secondo i recenti dati Istat, in Italia il 33% degli universitari soffre di ansia e il 27% di depressione, con rischio aumentato di ritiro sociale e rinuncia agli studi, il tema della salute mentale è visto ancora con molti pregiudizi. Un punto fondamentale sarà proprio quello di sensibilizzare e portare avanti un cambiamento di mentalità. “Di fatto il covid è stato un po’ un momento di passaggio sulla questione della salute mentale. Improvvisamente un pezzo di mondo si è accorto dell’impatto nel tema della salute mentale” ricorda Sensi. Anche se si potrebbe fare molto di più, sia in termini di aiuti che di sensibilizzazione. Secondo la dottoressa Albino, “quando si parla di salute mentale è molto importante sostenere le misure sulla cura ma anche avere approccio multidimensionale e preventivo. Io cerco di farlo sui social, ma sarebbe opportuno farlo anche attraverso l’educazione. Alcune cose si possono prevenire, non è solo una questione di cura, ma anche di prevenzione. In terapia ci si può andare anche quando si sta bene, anzi si deve andare per non arrivare a un punto di non ritorno”. Probabilmente i giovani vivono con maggiore naturalezza il fatto di confrontarsi con la salute mentale, “chi ha più anni recupera questa dimensione anche attraverso i ragazzi” afferma Sensi.
Ma non solo talks, durante la seconda giornata del Festival i ragazzi e le ragazze hanno potuto partecipare a un vero e proprio workshop dedicato alla gestione dell’ansia durante l’università. A gestire il panel Federico Russo, psicoterapeuta e Direttore Clinico Serenis, una startup milanese che offre servizi di psicoterapia online. Serenis lavora su due binari, da una parte ha l’obiettivo di rendere accessibile il benessere mentale e dall’altra eliminare lo stigma e i pregiudizi che esistono ancora sulla terapia psicologica, diffondendo informazioni più consapevoli e riportando i benefici di chi ne ha usufruito.
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Progetto Happiness
Uno dei panel che ha suscitato maggiore interesse e curiosità è stato quello di Progetto Happiness. Si potrebbe definire come “un grande viaggio” alla scoperta del concetto di felicità tra le diverse culture, Paesi, tradizioni, religioni e tutte le infinite sfumature dell'essere umano. Fondatore del progetto Giuseppe Bertuccio D’Angelo, 33 anni. Si racconta attraverso una frase di Albert Einstein “Non ho talenti speciali, sono solo appassionatamente curioso”. Dopo la laurea in Marketing, compie il primo viaggio del mondo. In India “sono successe magie” che lo cambiano profondamente. Torna in Italia, ma si trasferisce dopo poco a Barcellona. Lì decide di allenarsi per compiere l’Iron Man. Tra un allenamento e l’altro capisce qual è il suo sogno: diventare un reporter e raccontare le storie degli altri. Così (in modo abbastanza sintetico) nasce Progetto Happiness. “Con Progetto Happiness finalmente ho capito quello che mi appassiona, mi stimola, mi piace scoprire tutte le sfumature dell’essere umano. Mi interessano gli intrecci della storia e dell’umanità”. Ma non solo. C’è la sostenibilità. Sociale e ambientale. E poi quella ricerca della felicità. Sentimento che poteva accomunare Paesi, culture e persone estremamente differenti. Perché di fatto “la missione principale dell’essere umano è quella di essere felice”.
Che è un po’ quello che insegnava e su cui rifletteva il giornalista Tiziano Terzani attraverso i suoi reportage. Anche con quella domanda (o provocazione): “Tutti dobbiamo chiederci (e sempre) se quel che stiamo facendo migliora e arricchisce la nostra esistenza. O abbiamo tutti, per una qualche innaturale deformazione, perso l'istinto per quel che la vita dovrebbe essere, e cioè soprattutto un'occasione di felicità?”. E quindi come si aggiusta questa deformazione? “Credo che la deformazione sia giusta pensando che il mondo sia buono. Che nel mondo ci siano più buoni che cattivi, spesso ci perdiamo in questa concezione sbagliata. Viaggiando si scopre che veramente il mondo è pieno di persone belle, di persone buone. Quindi si aggiusta questa deformazione non perdendo la speranza nell’umanità e nell’uomo soprattutto. E questo è quello che mi sta insegnando Progetto Happiness in ogni viaggio. Ogni persona che incontro mi rincuora e mi conforta nel fatto che ho ragione, che abbiamo ragione. Tante persone la pensano come me. Spero che tutti questi ragazzi che abbiamo incontrato oggi, che sono giovani, sono speranzosi pensino che il mondo sia buono, sia positivo. Con tutte le cose che ascoltiamo nei telegiornali è difficile pensarla così, però il progetto Happiness me lo sta insegnando”.